
Sei un paziente sofferente di disfunzione erettile grave, e hai deciso di risolvere una volta per tutte il tuo problema, ricorrendo all’impianto di protesi peniena?
Attualmente, i casi gravi di disfunzione erettile che non risentono né di cura medica né di terapia farmacologica possono essere risolti solo con l’intervento chirurgico di protesi peniena che, al contrario di quello che ancora comunemente si crede, è un intervento di mini-chirurgia non invasivo, non doloroso e dal recupero riabilitativo molto rapido.
Però, come del resto prima di qualsiasi intervento, è importante effettuare una corretta visita specialistica, in questo caso andrologica, che ha lo scopo non solo di valutare l’indicazione clinica del paziente, ma anche di prepararlo bene (anche psicologicamente) a questo importante passo.
Leggi questa pagina scritta dal Dott. Massimo Capone, Chirurgo Andrologo, per scoprire come si svolge una visita andrologica pre-operatoria all’intervento di impianto di protesi peniena.
Che cos’è la protesi peniena?

La protesi peniena è un dispositivo medico-chirurgico, integrato direttamente nella struttura uro-genitale del paziente, che ha lo scopo di ripristinare la corretta erezione del pene.
Si tratta di una protesi che, semplificando, riproduce in maniera più naturale possibile il meccanismo umano dell’erezione, ed è una soluzione squisitamente meccanica, pensata come arma risolutiva nei casi gravi di disfunzione erettile.
In Andrologia, per ‘caso grave’ di disfunzione erettile s’intende un paziente con una disfunzione che non risente né di cure farmacologiche e neanche di terapie fisiche.
Questa condizione, chiamata in inglese “End Stage Penis”, è solitamente la parte finale di una grave situazione patologica a monte, che a titolo puramente esemplificativo può essere:
- Una condizione grave di diabete mellito, con sua conseguente angiopatia diabetica che ha deformato ed atrofizzato i vasi arteriosi delle arterie peniene;
- Delle precedenti condizioni cardiovascolari di grave entità, come ad esempio episodi ischemici o condizioni cardiopatiche;
- Un intervento oncologico di risoluzione del carcinoma della prostata, che ha causato un irreversibile danneggiamento delle terminazioni nervose che regolano il meccanismo dell’erezione;
- Dei traumi spinali, oppure comunque di natura neurologica, che hanno interrotto la trasmissione dal sistema nervoso principale a quello periferico che regola l’erezione;
- Degli incurvamenti congeniti del pene o degli incurvamenti dovuti alla formazione di placche fibrotiche, ad esempio come risultato della malattia di La Peyronie.
A tutte queste condizioni patologiche, sia di natura vascolare che radicolare, può essere anche aggiunta, come indicazione all’intervento di protesi peniena, anche una forte motivazione psicologica.
Difatti, alcuni pazienti, seppur ricettivi alla terapia farmacologica a base di vasodilatatori, non accettano di essere sotto una specie di ‘ricatto medicinale’, e vogliono dunque una soluzione definitiva, che non li faccia dipendere più da nessun farmaco.
Per tutti questi casi, allo stato attuale di conoscenze non risolvibili dalla Medicina, la protesi peniena rappresenta l’unica soluzione radicale, efficace e risolutiva.
Esistono protesi peniene a volume costante e a volume variabile: il loro meccanismo di funzionamento cambia, ma entrambe le tipologie sono pensate per essere pienamente funzionali, invisibili e in grado di riportare il pene ad una condizione di ottima funzionalità sessuale.
L'utilizzo dell'una o dell'altra protesi è deciso dal Chirurgo Andrologo, dopo l'opportuna valutazione clinica effettuata durante la visita andrologica.
Quanti tipi di protesi peniena esistono?

meccanismo protesi peniena a volume costante
Attualmente, in commercio esistono due tipologie di protesi peniena: le protesi peniene a volume costante e le protesi peniene a volume variabile.
Entrambe le tipologie di protesi sono realizzate in moderne componenti totalmente bio-compatibili, quindi incapaci di provocare il tanto temuto ‘rigetto’, e sono studiate per integrarsi perfettamente nell’apparato uro-genitale del paziente, rimanendo dunque invisibili alla vista.

protesi peniena a volume variabile
Tutte e due le protesi, definitive e non rimovibili se non con un secondo intervento chirurgico, garantiscono qualità meccaniche e di resistenza eccezionali, ed essendo invisibili all’esterno possono anche rimanere un ‘segreto’ per il paziente, che non deve essere necessariamente rivelato alla partner o al partner (se non voluto).
Sebbene lavorino su principi meccanici d’attivazione differenti, entrambi i tipi di protesi simulano la normale erezione del pene, che viene garantita ottimale, naturale e personalizzata per il paziente, a prescindere dalla protesi utilizzata.
Le protesi a volume costante, come il nome lascia intuire, sono protesi di assoluta affidabilità meccanica, che garantiscono la rigidita del pene ottimale in qualsiasi condizione.
Rimangono ‘sempre attive’, quindi comportano un irrigidimento dell’asta del pene costante, ma ciò non deve spaventare il paziente: la protesi può essere piegata e attivata con un gesto semplicissimo, e il pene può dunque essere posizionato comodamente all’interno dell’intimo, non dando alcun fastidio durante la giornata oppure durante gli sport.
La protesi a volume costante, composta da due cilindri rigidi ma con un'anima metallica che li rende ben malleabili, si attiva con un rapido movimento, e garantisce un’erezione perfetta, con una rigidità insuperabile per consistenza ed affidabilità.
La protesi a volume variabile invece lavora con un principio del tutto simile a quello vascolare che, in condizioni di normalità, gonfia ed indurisce i corpi cavernosi del pene grazie al flusso arterioso proveniente dalle arterie peniene.
La protesi è formata da due cilindri estendibili, collegati per mezzo di piccoli tubicini ad un serbatoio carico di soluzione fisiologica, posizionato accanto alla vescica.
A sua volta, il serbatoio è controllato da una piccola pompetta, che viene posizionata in maniera del tutto invisibile nello scroto.
Agendo sulla pompetta con un rapido movimento, il serbatoio svuota il suo contenuto nei cilindri estensibili posizionati nei corpi cavernosi, che dunque si gonfiano e danno inizio all’erezione.
Il risultato è un’erezione assolutamente naturale, impossibile da intuire come prodotto di una protesi ad una vista esterna.
Finito il rapporto, agendo di nuovo sulla pompetta, i cilindri vengono svuotati, e il liquido torna quindi nel suo serbatoio, pronto per un nuovo utilizzo.
Va ricordato che non esiste una tipologia migliore o peggiore di protesi: sia le protesi peniene a volume costante che le protesi peniene a volume variabile sono di eguale qualità e consentono di risolvere il problema della disfunzione erettile.
L’uso dell’una o dell’altra tipologia è scelto dal Chirurgo Andrologo, proprio dopo la valutazione clinica (e anche psicologica) permessa dalla visita pre-operatoria.
Come funziona la visita preparatoria per l’intervento di protesi peniena?

L’avvallo medico all’intervento di impianto di protesi peniena richiede obbligatoriamente una visita andrologica, eseguita da un Chirurgo Andrologo, cioè un Medico specialista in Urologia e perfezionato poi nell’Andrologia, con grande esperienza sulla Chirurgia genitale.
La visita andrologica di valutazione segue lo schema scientifico di qualsiasi altra visita specialistica (anamnesi, diagnosi, terapia e prognosi), però con alcune differenze ed esami specifici.
La fase di anamnesi è la fondamentale fase di raccolta clinica di tutte le informazioni sanitarie del paziente: le sue patologie pregresse, i suoi interventi chirurgici effettuati, la sua reale condizione fisica attuale e, di grande importanza, la sua storia personale di disfunzione erettile.
In questa fase viene fatto compilare al paziente un apposito modulo valutativo, il questionario IIEF 5 (International Index of Erectile Function Questionnaire), che è di grande aiuto al Medico per iniziare ad inquadrare il tipo e la gravità di disfunzione erettile che s’intende trattare.
Completata la fase anamnesica, comincia la valutazione clinica, che è correlata da un esame ad ultrasuoni chiamato EcoColorDoppler dinamico.
L’esame viene chiamato ‘dinamico’ poiché il Medico, tramite una piccola iniezione di prostaglandina E1 direttamente nel pene, ne provoca l’erezione del tutto simile a quella naturale, che può dunque dare informazioni reali sull’afflusso di sangue ai corpi cavernosi e, in generale, sulla qualità dell’erezione.
Questo esame, totalmente indolore e privo di radiazioni, misura diversi parametri vascolari utili al Medico per avere idea del livello di gravità della disfunzione erettile, suddivisi in parametri quantitativi e parametri qualitativi.
I parametri quantitativi, in sostanza, misurano quanto sangue affluisce ai corpi cavernosi, e in che modo.
Gli indici di riferimento sono:
Indice di resistenza, è il rapporto tra la velocità del picco sistolico e la minima velocità misurata del sangue arterioso che indurisce corpi cavernosi.
La massima velocità misurata dipende dal flusso in entrata, mentre la minima dipende dal flusso in uscita.
È un parametro generalmente normale quanto più è vicino ad 1, e la sufficienza è stimata se è superiore a 0.80;
PVS, cioè picco velocità sistolica;
VED, cioè picco velocità alla fine della diastole.
I parametri qualitativi invece misurano l’indice EHS (Erection Hardness Score): una scala da 1 a 4, in cui viene giudicata la rigidità del pene.
La misura ottimale di tale parametro è di 3-4.
Oltre alla valutazione vascolare, grazie al Doppler il Medico può anche valutare l’eventuale presenza di lesioni fibrotiche all’interno del pene, ad esempio dovute alla malattia di La Peyronie che potrebbero richiede, contestualmente all’impianto di protesi peniena, anche una correzione chirurgica mediante la corporoplastica.
Finita la valutazione clinica, il paziente viene anche giudicato dal punto di vista psicologico, con l’opportuna seduta di sessuologia, indispensabile per capire le aspettative dell’intervento e l’idoneità psicologica allo stesso.
Completano il quadro clinico anche gli esami ormonali, sempre prescritti dal Medico Andrologo, per valutare l’eventuale ipogonadismo che potrebbe avere un ruolo nella difficoltà erettile del paziente (e, nel caso, che potrebbe essere corretto farmacologicamente).
Se tutti i dati clinici, compresa la valutazione psicologica, danno esito positivo per l’indicazione chirurgica, il paziente potrà pianificare col Medico il cronoprogramma dell’intervento, tenendo anche in considerazione tutto il periodo di riabilitazione post-operatorio.
E dopo la visita, quando si può essere operati?

subito dopo il posizionamento della protesi peniena
L’indicazione all’intervento di protesi peniena è una valutazione complessa che, come abbiamo visto poco in alto, richiede una visita approfondita, esami per immagini specifici e anche esami ormonali e ematici.
L’intervento di impianto di protesi è una decisione importante per il paziente, che spesso (giustamente) si prende tutto il tempo necessario per riflettere sull’operazione, ponderando accuratamente - anche con l’aiuto del Medico Andrologo - tempi di recupero e riabilitazione sessuale.
Il nulla osta all’intervento, deciso dal Chirurgo Andrologo, deve comunque essere accompagnato poi dall’obbligatoria valutazione anestesiologica, effettuata non dal Chirurgo stesso, bensì da un Medico Anestesista.
È infatti quest’ultima figura che, a norma di Legge, ha la responsabilità anestesiologica del paziente durante l’intervento, ed è sempre lui che decide il tipo di anestesia da effettuarsi.
Solitamente, il Medico Anestesista, durante il colloquio pre-operatorio col paziente, si assicura delle condizioni generali dello stesso, e richiede alcuni esami generici di routine, come ad esempio un emocromo recente, un ElettroCardioGramma, una lastra RX dei polmoni e qualsiasi altro esame (anche specifico) che ritiene opportuno eseguire, e che il paziente dovrà obbligatoriamente fornire prima della visita.
Per questi motivi, oltre all’assetto logistico delle disponibilità dei Medici e del personale di sala (che ovviamente può variare nel corso dell’anno), la valutazione pre-operatoria richiede anch’essa una programmazione, ma solitamente viene effettuata pochi giorni prima dell’intervento (generalmente, entro un mese dallo stesso).
Le moderne protesi peniene sono realizzate con speciali materiali al 100% biocompatibili, che dunque non fanno incorrere nel rischio di 'rigetti' del corpo.
Il paziente non deve dunque preoccuparsi di essere portatore di protesi: esse sono studiate e progettate per essere integrate senza problemi nell'apparato uro-genitale maschile, per essere assolutamente invisibili all'esterno.
Che tipo di anestesia viene praticata durante l’intervento di protesi peniena?

La tipologia di anestesia praticata durante l’inserimento della protesi peniena è responsabilità decisionale del Medico Anestesista, e viene valutata durante la visita pre-operatoria anestesiologica.
Solitamente, la maggior parte degli interventi di protesi peniena vengono eseguiti in anestesia generale, quindi con somministrazione di curaro, e richiedono circa 1’30” per essere eseguiti completamente.
Il progresso della moderna farmacologia ormai rende l’anestesia generale assolutamente tollerabile e ben recepita (e smaltita) dal fisico, tanto che consente la dimissione il giorno dopo l’intervento.
La protesi peniena è una protesi duratura?

Assolutamente sì: l’affidabilità delle moderne protesi peniene, sia a volume costante che variabile, è davvero elevata, così come la loro durata.
Le statistiche post-operatorie ci dicono che, a 10 anni dall’intervento di posizionamento, oltre l’80% delle protesi peniene risulta ancora perfettamente funzionante, non richiedendo quindi nessuna revisione chirurgica.
Qual è il Medico idoneo per la visita pre-operatoria all’intervento di protesi peniena?

il chirurgo andrologo è il medico specialista delle protesi peniene
Il Chirurgo Andrologo è lo specialista sanitario di riferimento per l’indicazione clinica all’intervento di protesi peniena, ed ovviamente anche al suo posizionamento con l’intervento chirurgico adeguato.
Il Chirurgo Andrologo è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e poi perfezionato in Andrologia, cioè quella parte della Medicina che studia e cura tutte le problematiche prettamente maschili, come è per l’appunto la disfunzione erettile grave.
L’intervento di posizionamento della protesi peniena è un intervento non pericoloso ma delicato, che richiede grandissima esperienza chirurgica pregressa e che, di rimando, deve essere effettuato solo da un Chirurgo di altrettanta esperienza, coadiuvato da un’equipe specializzata.
Hai deciso di procedere con l’impianto di protesi peniena, oppure vuoi sapere se puoi essere indicato per l’intervento?
Il Dott. Massimo Capone è qui per aiutarti

il dott. massimo capone, chirurgo andrologo
Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, perfezionato nella Chirurgia Ricostruttiva Genitale e nella cura chirurgica dei casi di disfunzione erettile grave, ad esempio causata dal diabete mellito, dagli interventi chirurgici di prostatectomia, dall’incurvamento congenito del pene o dall’incurvamento del pene a seguito della malattia di La Peyronie.
In oltre trent’anni di esercizio dell’arte medica, il Dottore ha acquisito grande esperienza nella Chirurgia Andrologica, risolvendo situazioni spesso molto complesse di pazienti giunti a lui in una condizione chiamata End Stage Penis, che denota una disfunzione erettile totale non più risolvibile con la terapia farmacologica.
Puoi dunque affidarti a lui per la valutazione del tuo caso clinico di disfunzione erettile, avendo la sicurezza di essere visitato ed accolto da un Medico competente, empatico, amichevole e che, soprattutto, metterà sempre il tuo interesse e benessere prima di tutto.
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Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).
Il Chirurgo Andrologo su cui puoi contare sempre, a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

La vita sessuale, la fertilità e il benessere di coppia sono valori importanti per ogni uomo, che non devono mai essere trascurati, oppure vissuti con disagio
Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, specialista in Urologia che da oltre trent'anni assiste e si prende cura dei pazienti affetti da condizioni patologiche molto sentite e sensibili, come ad esempio la disfunzione erettile, la riabilitazione sessuale post-prostatectomia, la malformazioni congenite del pene e l'incurvamento dello stesso dovuto alla malattia di La Peyronie.
Nei suoi studi di Trieste, Cervignano del Friuli (UD), Carbonera (TV), Pozzonovo (PD) e Galatone (LE), tutti dotati dei più sofisticati macchinari elettromedicali di diagnostica e di terapia fisica, il Dottore può aiutarti a risolvere molti problemi andrologici, come ad esempio:

La Medicina andrologica d'eccellenza, per tornare ad una vita sessuale serena ed appagante
- La disfunzione erettile, anche di tipo grave
- L'incurvamento congenito del pene
- La malattia di La Peyronie
- L'impianto di protesi peniene
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Il Dottore, da oltre trent'anni, è perfezionato nell'impianto di protesi peniena, sia a volume costante che variabile: un intervento chirurgico di alto livello, in grado di risolvere una volta per tutte la disfunzione erettile di tipo grave, che non risponde alla terapia fisica oppure farmacologica.
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Ricorda sempre che, al contrario di quel che comunemente si pensa (che non ha alcun riscontro reale e scientifico), l'attività sessuale dell'uomo non deve per forza terminare o diminuire di quantità e qualità con l'avanzare dell'età, anzi: il benessere sessuale è un concetto di fondamentale importanza per mantenere ottimi livelli di qualità di vita, e il Dott. Massimo Capone, da oltre trent'anni, si impegna quotidianamente per aiutare i suoi pazienti a stare bene, sia fisicamente che psicologicamente.
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Quindi ricorda che...
- l'andrologia è quel settore dell'urologia che si occupa esclusivamente della cura e del benessere, sia fisico che psicologico, dei pazienti di sesso maschile;
- come sotto-specializzazione dell'urologia, l'andrologia è relativamente recente, e il medico andrologo è equiparabile alla sua controparte femminile, cioè il medico ginecologo;
- la chirurgia andrologica si prende cura di risolvere, a livello chirurgoco, problemi irrisolvibili con le cure fisiche o farmacologiche, come ad esempio i casi di disfunzione erettile grave;
- la disfunzione erettile è l'incapacità o la difficoltà ad iniziare e mantenere una buona erezione del pene, in grado di concludere in maniera appagante l'atto sessuale;
- la disfunzione erettile è sempre un sintomo di una patologia a monte, che è spesso di natura vasoscolare, neuro-muscolare oppure anche psicologica;
- alcuni interventi oncologici, come ad esempio la prostatectomia, possono danneggiare le delicate terminazioni nervose adiacenti alla prostata, portando dunque ad una forma grave di disfunzione erettile;
- anche il diabete mellito, per via dell'inevitabile angiopatia diabetica, può portare a condizioni gravi di disfunzione erettile;
- quando la terapia fisica o farmacologica fallisce, si può risolvere la disfunzione erettile grave per mezzo del posizionamento della protesi peniena;
- la protesi peniena è un dispositivo chirurgico in grado di ripristinare una buona erezione del pene, paragonabile a quella naturale;
- esistono differenti tipologie di protesi peniena, a volume costante oppure a volume variabile, ed entrambe possono raggiungere lo stesso obiettivo;
- la visita andrologica di valutazione chirurgica deve essere eseguita con precisione e scrupolo, accertandosi anche della convinzione del paziente a procedere con l'impegno dell'intervento;
- il chirurgo andrologo è un medico chirurgo specialista in urologia e perfezionato poi nella chirurgia andrologica
Nota deontologica
L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.
Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.
Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.
Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.
Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:
venerdì 14 marzo, 2025
Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia.
In oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica, il Dottore ha focalizzato la sua ricerca scientifica sui dismorfismi dell'apparato sessuale maschile, studiando approfonditamente tutte le condizioni, congenite o patologiche, in grado di infliciare pesantemente sulla qualità della vita sessuale dei suoi pazienti, come ad esempio la disfunzione erettile di tipo grave, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie.
Un medico empatico, amichevole, in grado di mettere a proprio agio i propri pazienti anche in caso di visite particolari, per problemi molto sentiti sulla sessualità e sulla vita di coppia, che spesso causano non solo grandi disagi fisici, ma anche (e soprattutto, in certi casi) psicologici.
Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone (Lecce), il Dottore aiuta giornalmente tanti pazienti che si rivolgono a lui in condizioni spesso di grande sofferenza, sia fisica che psicologica, gravati da importanti episodi di disfunzione erettile grave, di infertilità maschile e di malformazioni congenite al pene.