
C’è uno specifico carcinoma che, in tutto il mondo, da solo rappresenta la quinta causa di morte per gli uomini.
Ogni anno, questo tumore uccide oltre 370.000 persone di sesso maschile, di cui 36.000 nella sola Italia, in cui rappresenta grossomodo il 19% di tutti i tumori per gli uomini.
Stiamo parlando del cancro alla prostata, un particolare tumore che, per ovvi motivi anatomici, affligge solo i maschi della specie Homo Sapiens, e che, sebbene sempre presente nella storia conosciuta, negli ultimi anni è aumentato in maniera drammatica, seguendo a doppio filo l’aumento dell’età media della vita degli uomini.
Anche se è un tumore molto comune in percentuale statistica, e che è cresciuto nei suoi numeri di contagio considerevolmente nei tempi recenti, il carcinoma alla prostata è comunque uno dei tumori attualmente più curabili in assoluto, con un tasso di guarigione medio di oltre il 90% dei casi trattati.
Tra le tante terapie disponibili per eradicare questo carcinoma, sicuramente l’intervento di prostatectomia è la terapia d’elezione, ed è pertanto uno degli interventi chirurgici più eseguiti e costantemente migliorati ed aggiornati, non solo in Italia ma in tutto il sistema sanitario occidentale.
L’intervento di prostatectomia, da sempre, è stato visto come una grande sfida della Chirurgia Andrologica, poiché, se eseguito senza rispettare le delicate terminazioni nervose che avvolgono la prostata e regolano i meccanismi d’erezione del pene, può comportare una permanente disfunzione erettile.
Proprio per evitare questo, nel corso degli anni la prostatectomia è stata affinata e migliorata, rendendola sempre più precisa e meno invasiva, tanto da dar origine al termine ‘nerve sparing’, proprio per evidenziare quanto l’intervento moderno tenti in tutti i modi di preservare i preziosi nervi necessari al pene per non perdere la sua funzionalità erettile.
Leggi questa pagina per scoprire che cos’è l’intervento di prostatectomia ‘nerve sparing’: quando è necessario, cosa comporta, come viene eseguito e, soprattutto, quali possono essere le conseguenze sulla vita sessuale del paziente.
Cos’è la prostata?

La prostata, spesso chiamata anche ghiandola prostatica, è una ghiandola del sistema uro-genitale maschile, posizionata poco sotto alla vescica e davanti al retto, quindi nella zona definita pelvica.
Presente solo nell’apparato riproduttivo maschile, la ghiandola prostatica assomiglia in effetti ad una piccola noce, ed è talmente adesa alla parete rettale che è possibile palparne la presenza, durante l’ispezione digitale.
Il compito primario della prostata è quello di produrre il liquido prostatico, cioè il liquido protettivo e nutriente in cui gli spermatozoi, provenienti dal dotto deferente dell’epididimo testicolare, si uniranno prima di essere eiaculati all’esterno al momento del coito, grazie al canale uretrale con cui la prostata condivide la prima parte.
Quindi, la prostata altro non è che una ghiandola ‘lubrificante’, indispensabile poiché senza il liquido da essa prodotto gli spermatozoi rimarrebbero uccisi già nell’uretra del pene, dall’ambiente troppo acido per loro.
Il liquido prostatico prodotto dalla prostata si miscela, oltre che con gli spermatozoi, anche a quello prodotto dalle vescicole seminali (adese alla ghiandola stessa), e questi due liquidi, assieme al liquido di Cowper, formano oltre il 95% di tutto lo sperma.
Oltre alla sua funzione prettamente lubrificatrice, la prostata è di fondamentale importanza per tutto il meccanismo dell’erezione del pene, poiché tutt’attorno ad essa si sviluppa un’intricata terminazione nervosa e muscolare, necessaria proprio per dare inizio al complesso sistema erettile maschile.
Cos’è il carcinoma della prostata?

Il carcinoma della prostata, chiamato anche comunemente tumore prostatico, è una neoplasia che origina da una cellula della prostata.
Il carcinoma della prostata, chiamato anche comunemente tumore prostatico, è una neoplasia che origina da una cellula della prostata.
Statisticamente, si tratta del tumore maschile più frequente in assoluto: la presenza di cellule tumorali nella prostata è difatti diagnosticata il oltre il 40% della popolazione over 50, mentre diviene praticamente certa nei pazienti over 80.
La caratteristica del tumore alla prostata, che lo differenzia e lo caratterizza da tutti gli altri tumori dell’apparato uro-genitale è la sua lenta crescita, in alcuni casi lentissima.
La maggior parte dei carcinomi della prostata (oltre il 90% dei casi noti) rimane confinato nella ghiandola, e il rischio di invasione di organi contigui, o di formazione di focolai lontani dal punto d’origine iniziale (le metastasi) è molto basso, anche se non impossibile.
Al contrario di quello che si pensa comunemente, la disfunzione erettile come sintomo del carcinoma della prostata è, solitamente, presente nella fase finale del tumore.
La caratteristica tipica di questo genere di neoplasia è, invece, la sua pressoché totale asintomaticità: non a caso, è spesso diagnosticato durante accertamenti per altro genere di patologie.
Ecco perché il buon screening del tumore alla prostata, che tutti i pazienti over 50 dovrebbero fare, passa per la prevenzione, garantita dalle periodiche visite andrologiche e, non di meno, con regolari controlli ematici, ad esempio l'esame della glicoproteina PSA (ben noto indicatore del carcinoma prostatico).
Da cosa è causato il carcinoma della prostata?

la prostata (in rosa)
Non sono ancora del tutto chiare le cause originare del carcinoma alla prostata ma, come in effetti tutti gli altri tipi di tumore, la neoplasia è scaturita dalla replicazione incontrollata di una cellula mutata, in questo caso del tessuto della ghiandola prostatica stessa.
Sebbene gli sforzi della moderna ricerca medica, vista anche la grande statistica d’insorgenza del tumore, siano focalizzati allo studio dello sviluppo e della riproduzione delle cellule prostatiche, al momento non vi è ancora un’evidenza certa sull’origine della malformazione.
Premesso ciò, sono comunque ben noti i fattori di rischio del carcinoma alla prostata, conosciuti ormai da molti anni e che, in larga misura, vengono più o meno specificatamente riscontrati nella maggioranza dei pazienti prostatici.
Tali fattori scatenanti sono:
La tarda età, poiché il carcinoma della prostata colpisce prioritariamente (anzi, quasi esclusivamente) i pazienti over 50, e la motivazione di ciò si sospetta sia la modifica ormonale che subentra, chi più e chi meno, quando si accede alla fase meno giovane della vita.
Del resto, la statistica parla fin troppo chiaramente: vi è certo riscontro nel 40% dei casi di cellule tumorali nei pazienti over 50, mentre la percentuale sale al 60% nei pazienti over 65 e diviene molto vicina al 100% nei pazienti over 80;
La predisposizione familiare, poiché è ormai statisticamente provato che il carcinoma alla prostata abbia circa 2-3 volte in più la probabilità di colpire un soggetto che presenta una familiarità pregressa alla patologia scaturita prima dei 65 anni;
L’etnia di appartenenza, poiché i pazienti di etnia africana hanno maggiori probabilità di contrarre la neoplasia;
Alcuni stili di vita poco salutari, come il consumo smodato di grassi saturi, la dieta povera di fibre e la poca attività fisica, il tabagismo e l’obesità.
Anche se uno o più di questi fattori di rischio sono solitamente riscontrati nei pazienti affetti da carcinoma alla prostata, è bene ricordare che questa lista rappresenta solo una traccia: a livello medico, essendo l’origine del tumore ancora sostanzialmente ignota, è possibile comunque riscontrare formazioni tumorali prostatiche anche in pazienti apparentemente senza alcun fattore predisponente noto.
Quali possono essere i sintomi del carcinoma alla prostata?

Il sintomo principale, più pericoloso e più subdolo del carcinoma alla prostata è l’assenza totale di sintomi.
Questo, unito al fatto che il tumore prostatico è, solitamente, a sviluppo lento o lentissimo, può essere una condizione di pericolo per il paziente che, ignaro della sua reale condizione, ritarda i dovuti trattamenti, a tutto discapito del suo futuro quadro clinico.
Non per nulla, proprio per questo motivo, negli ultimi anni la Medicina Andrologica ha dato sempre più importanza allo screening del carcinoma alla prostata, l’unica vera prevenzione in grado di intercettare precocemente l’eventuale formazione tumorale ed agire quindi con tempi e sicurezza maggiore rispetto a situazioni ormai cronicizzate da anni.
Ciò obbligatoriamente premesso, quando sintomatico il carcinoma alla prostata dà problemi apprezzabili soprattutto a livello urologico, oppure all’attività sessuale, anche se quest’ultimo caso si verifica quando ormai la situazione espansiva del tumore è molto avanzata.
Una piccola lista di sintomi in tal senso legati all’attività urologica e sessuale dati dalla presenza del carcinoma alla prostata possono dunque essere:
- Difficoltà nell’urinare, in particolar modo durante la minzione, che a volte (seppur raramente) dà luogo a dolore;
- Una sensazione di non meglio specificato ‘disagio’ in zona pelvica, specie durante la minzione;
- Il bisogno di urinare spesso di notte (nicturia), che interrompe il riposo e lo rende frastagliato e poco appagante;
- Dolore durante l’orgasmo;
- (Molto raramente) tracce di sangue nello sperma, che spesso però sono legate a condizioni assolutamente benigne della prostata, e pertanto sono indice clinico di scarsa importanza, sebbene spesso mettano in panico il paziente;
- Se la massa tumorale è ormai estesa oltre lo spazio anatomico della ghiandola (caso raro), si può verificare compressione della vescica e del retto, con conseguente incontinenza urinaria e fecale;
- Nei rarissimi casi di carcinoma in metastasi, possono presentarsi focolai in ogni zona del bacino e delle pelvi (casi estremamente rari sono stati riscontrati anche a livello polmonare e renale)
Bisogna obbligatoriamente precisare comunque che tutti questi sintomi, se presenti, non sono comunque indici certi dell’insorgenza di tumore alla prostata.
Gran parte di questa sintomatologia può anche essere dovuta ad un’Ipertrofia Prostatica Benigna, oppure ad una prostatite: patologie estremamente comuni nella popolazione maschile, specie se over 50, che spesso sono confuse dal paziente proprio con un carcinoma della prostata, per via dei sintomi che, a volte, scatenano ansia e preoccupazione.
Per questo, la prevenzione migliore, nonché atto medico più sensato in assoluto anche considerando la sostanziale asintomaticità del carcinoma alla prostata, è sempre quello di effettuare uno screening mediante visita medica urologica/andrologica.
Che cos’è la prostatectomia?

La prostatectomia, è l’asportazione del tumore della prostata per mezzo dell’asportazione tout-court della ghiandola stessa.
L’intervento ha un principio scientifico facile da capire ed estremamente semplice: anche se è una ghiandola essenziale per la fertilità e per la sopravvivenza degli spermatozoi, la prostata non è comunque necessaria per la sopravvivenza e, se ammalata con una neoplasia, può essere dunque asportata senza grosse conseguenze apprezzabili per il paziente.
Questo, in linea puramente teorica, poiché le cose pratiche sono invece decisamente più complesse.
Difatti, anche se è vero che la prostata non partecipa ad altro che alla produzione del liquido prostatico, tutt’attorno alla ghiandola è presente un’intricata ramificazione nervosa e muscolare, fondamentale per il meccanismo dell’erezione del pene.
Considerando che i tessuti del nostro corpo sono solitamente ‘incollati’ tra di loro per mezzo del tessuto connettivo (fatto di collagene), asportare la prostata, che è posizionata comunque in un comparto anatomico abbastanza delicato, comporta sempre il rischio di danneggiamento delle terminazioni nervose indispensabili per attivare l’erezione del pene.
L’intervento di prostatectomia, che rientra nella e nella Chirurgia Oncologica, per la grande incidenza statistica sulla popolazione maschile è uno degli interventi chirurgici oncologici più studiato e perfezionato nel corso degli anni.
Assieme alla prostata, nell’intervento di prostatectomia vengono asportate anche le vescicole seminali e delle stazioni linfonodali pelviche: un protocollo di sicurezza obbligatorio, per essere ragionevolmente sicuri che cellule tumorali prostatiche non abbiano invaso già le stazioni linfatiche adiacenti, con il torrente linfatico stesso (veicolo prioritario di espansione dei focolai in altre parti del corpo).
Condizione necessaria per l’intervento di prostatectomia è che il carcinoma della prostata sia localizzato e confinato entro i tessuti della stessa, cosa che comunque avviene, come detto, nella maggior parte dei casi clinici.
La prostatectomia robotizzata, che spesso viene citata parlando della cura chirurgica del carcinoma alla prostata, in realtà non è eseguita automaticamente da un robot, ma è sempre svolta da un Medico Urologo, che utilizza però, al posto delle proprie mani, dei bracci robotici controllati a distanza.
L'uso dei bracci robotici, comandati da remoto per mezzo di servomotori e un'immagine video, permette di ottenere alcuni vantaggi, soprattutto di precisione, che consentono di aumentare le possibilità di salvaguardia della terminazione nervosa necessaria per il meccanismo erettile del pene.
L'intervento di prostatectomia robotizzata necessita di una lunga curva d'apprendimento, e richiede ingenti risorse economiche nell'investimento dei macchinari, nonché nell'addestramento del personale di sala, e per questo non è disponibile in tutte le strutture ospedaliere.
La prostatectomia è indicata per ogni paziente affetto da carcinoma alla prostata?

ispezione digitale della prostata
Sebbene sia, a livello statistico, il trattamento di cura del carcinoma alla prostata più prescritto ed eseguito, la prostatectomia richiede delle condizioni specifiche per avere una congrua indicazione clinica.
Non tutti i pazienti affetti da carcinoma alla prostata sono quindi idonei all’intervento chirurgico, e vi sono delle terapie mediche che, in alcuni casi, debbono essere preferite, o sono obbligate.
Il paziente idoneo per l’intervento di prostatectomia dunque ha, di solito, queste tre caratteristiche ideali:
- Età idonea, con aspettativa di vita di almeno altri 10 anni;
- Carcinoma prostatico ancora completamente confinato entro i tessuti della ghiandola;
- Il rischio di proliferazione non più in situ del tumore deve essere concreto, categorico e presumibilmente difficilmente evitabile nel lungo periodo
Nella scelta dell’indicazione chirurgica, non va mai sottostimato che la prostatectomia, per via della posizione anatomica molto delicata della ghiandola prostatica, ha sempre ripercussioni sulla vita sessuale del paziente, e richiede sempre opportuna riabilitazione sessuale.
Di questo, durante la fase propositiva dell’intervento, il Medico deve tenere debitamente conto, ed avvertire altrettanto debitamente il paziente.
Che cos’è la prostatectomia ‘nerve sparing’?

La prostatectomia cosiddetta ‘nerve sparing’ è una procedura chirurgica pensata, come il termine inglese lascia intuire (‘salva nervi’) per preservare il più possibile le delicatissime terminazioni nervose che avvolgono la prostata, e che sono fondamentali per permettere al pene di irrigidirsi, grazie al meccanismo idraulico dell’erezione.
La tecnica ‘nerve sparing’ è stata messa a punto sul finire del secolo scorso quando, in seguito ai grandi studi proprio sul meccanismo dell’erezione del pene, si è capita l’importanza delle terminazioninervose prostatiche.
Attualmente, a meno di rari casi estremamente aggressivi ed espansivi del tumore, oppure una sua posizione a livello prostatico anomala (oltre l’80% delle neoformazioni si localizza nella parte posteriore della prostata), la procedura ‘nerve sparing’ è la tecnica d’elezione per trattare chirurgicamente i carcinomi prostatici, specie in pazienti ancora giovani e sessualmente attivi.
L’intervento di prostatectomia ‘nerve sparing’ può essere praticato sostanzialmente in due modalità:
- Con una prostatectomia definita ‘a cielo aperto’, cioè l’intervento classico con cui si acceda alla prostata con un piccolo taglio retropubico, per mezzo del quale verranno poi asportati prostata, vescicole seminali e i linfonodi pelvici;
- Con una prostatectomia robotica, denominata RARP (Robotic Assisted Radical Prostatectomy), effettuata in modalità mini-invasiva per mezzo di bracci robotici in cui sono installati i ferri operatori (pinze, forbici, cauterio, ecc.), controllati a distanza dall’equipe chirurgica.
Al contrario di quello che erroneamente si pensa, la prostatectomia robotica RARP non è una procedura automatizzata eseguita da un robot, e dunque da un software: è sempre il Chirurgo che guida l’intervento, comandando a distanza i bracci robotici.
A differenza dell’intervento classico, dove il Chirurgo e i suoi assistenti, fisicamente, ‘hanno in mano i ferri’, nella procedura robotica è tutto eseguito a distanza, con comandi elettromeccanici.
Il vantaggio della procedura robotica, che comunque non è indicata per tutti i casi clinici, è che il Chirurgo può vedere a video, ingrandita, l’area d’intervento, controllando con molta precisione dunque le zone da trattare e facendo affidamento sulla precisione intrinseca del braccio robotico (che ad esempio non risente del fisiologico tremolio della mano).
Alla fine dell’intervento, eseguito indifferentemente con tecnica classica o robotica, è comunque necessario provvedere ad un’anastomosi vescico-uretrale, indispensabile per il ritorno alla normale minzione per il paziente.
La disfunzione erettile post-prostatectomia: un pericolo serio, non sempre evitabile

In Medicina, per disfunzione erettile s’intende la difficoltà o l’impossibilità nell’iniziare e mantenere un’erezione del pene sufficiente a consumare un atto sessuale completo ed appagante.
La disfunzione erettile può avere molte cause, sia psicologiche che organiche (cioè fisiche), e la prostatectomia è uno degli eventi scatenanti che portano a queste ultime.
Difatti, attorno alla piccola ghiandola prostatica risiede una fittissima rete nervosa, vascolare e muscolare, che essenzialmente ‘avvolge’ la prostata stessa e che risulta indispensabile per la trasmissione dell’impulso nervoso che attiva il complesso meccanismo vascolare che porta il pene ad indurirsi.
Qualsiasi danneggiamento di questa delicatissima struttura, anche minimo, può dunque avere effetti drammatici e permanenti proprio sulla funzionalità erettile del paziente.
Anche se le tecniche di prostatectomia ‘nerve sparing’ sono state studiate per preservare il più possibile la terminazione nervosa attorno alla prostata, la statistica clinica ci dice che una percentuale variabile tra il 20% e l’80% dei pazienti sottoposti a prostatectomia risulta avere scarse o nulle possibilità di riabilitazione sessuale.
In questa ampia forbice rientrano una grande quantità di casi clinici, e il successo della riabilitazione sessuale è dato anche, oltre che dalla tecnica chirurgica in sé, anche da vari fattori variabili, come ad esempio l’età del paziente al momento della prostatectomia, la sua funzione erettile prima dell’intervento, il suo livello di vascolarizzazione della zona pelvica, le sue eventuali patologie concomitanti (come ad esempio patologie cardiovascolari, o il diabete mellito) o condizioni neurologiche specifiche.
Per questi motivi, la prostatectomia anche se ‘nerve sparing’ è comunque sempre un serio rischio per la funzionalità sessuale del paziente, e del resto i dati che indicano la diffusione degli impianti di protesi peniena (a volte, la sola terapia utile e definitiva per la disfunzione erettile post-prostatectomia) riportano di un 27% di posizionamenti delle stesse proprio come soluzione ai pazienti prostatectomizzati che non hanno risposto ad alcuna delle terapie riabilitative.
La riabilitazione sessuale dopo un intervento di prostatectomia, secondo i moderni protocolli medici, comincia subito dopo la guarigione dei tessuti, quindi già dopo qualche settimana dall'intervento.
Si basa soprattutto sulla somministrazione dei farmaci vasodilatatori, in grado di aumentare l'affluenza sanguigna ai corpi cavernosi, ma deve comprendere anche la necessaria terapia psicologica di supporto per il paziente.
La statistica mostra risultati non certi e discordanti nella riabilitazione sessuale post-prostatectomia, con un'ampia forbice percentuale (dal 20% all'80%) di pazienti che, anche con impegno, non riescono più a tornare ad una vita sessuale soddisfacente.
Tendenzialmente, la riabilitazione si considera fallita se entro due anni dall'intervento non riesce a riportare il paziente a livelli accettabili di attività sessuale.
C’è sempre bisogno della riabilitazione sessuale dopo l’intervento di prostatectomia ‘nerve sparing’?

le onde d'urto a bassa intensità possono essere usate nella riabilitazione sessuale
La riabilitazione sessuale è fondamentale per aumentare le probabilità di ritorno all’attività sessuale del paziente e i moderni protocolli post-prostatectomia suggericono, solitamente, un inizio rapido della stessa a brevissima distanza dall’intervento.
La riabilitazione sessuale, che è di natura medica ma anche psicologica, si prefigge diversi obbiettivi, che dovrebbero essere considerati tutti veri e propri traguardi da raggiungere:
- Impedire l’atrofia dei corpi cavernosi del pene e la loro atrofizzazione, con notevole riduzione delle dimensioni del pene dello stesso pene;
- Limitare la formazione di tessuto fibrotico nei corpi cavernosi stessi;
- Gestire il ‘danno psicologico’ per il paziente, che oltre alla disfunzione erettile spesso si sente ‘menomato’ dall’intervento non accettandola mancanza di eiaculazione e , la possibile perdita di urina (climacturia) al momento ell’orgasmo.
La moderna prostatectomia ‘nerve sparing’ riesce a salvaguardare, in buona parte dei casi, i cosiddetti ‘bundles neuro-vascolari’, cioè il complesso sistema vascolare (arterie e vene) e nervi che sono a diretto contatto con la prostata, e che risultano dunque essenziali per permettere l’erezione del pene.
Tuttavia, la riabilitazione sessuale è comunque richiesta in ogni caso, anche di intervento pienamente riuscito e senza grossi danni neurovascolari: il paziente deve quindi essere preparato e consapevole che dovrà comunque seguire protocolli medici e farmacologici precisi, che lo accompagneranno gradualmente al ritorno dell’attività sessuale.
Come funziona la riabilitazione sessuale dopo un intervento di prostatectomia?

La riabilitazione sessuale dopo un intervento di prostatectomia ‘nerve sparing’ è un percorso medico, farmacologico e psicologico, che ha lo scopo di riportare il paziente, specie se ancora giovane, ad una soddisfacente vita sessuale.
In questo protocollo, a volte, è necessario però includere anche la Chirurgia, poiché, non infrequentemente, nella maggior parte dei casi il danno neuro-vascolare durante la prostatectomia non consente di risolvere la disfunzione erettile con la sola terapia farmacologica, e l’impianto di protesi peniena diviene dunque indispensabile.
La terapia farmacologica si basa sulla prescrizione, solitamente a dosaggi variabili, di determinati principi attivi vasodilatatori (i più noti sono il Sildenafil, l’Avanafil, il Tadalafil e il Vardenafil), cioè farmaci in grado di aumentare la vascolarizzazione dei corpi cavernosi e la loro ossigenazione, elementi fondamentali per permettere l’erezione meccanica del pene.
Questi farmaci però non hanno nessun effetto sull’eventuale danno delle terminazioni nervose provocato dall’intervento chirurgico di prostatectomia.
In assenza di effettivo risparmio delle terminazione nervose l’efficacia di questi farmaci potrebbe essere nulla.
La terapia farmacologica, se ben recepita dal paziente, consente di ottenere ottimi risultati, e ha l’obiettivo di riportare il soggetto ad una vita sessuale normale, diminuendo lentamente il dosaggio richiesto prima dei rapporti.
La vascolarizzazione e l’ossigenazione dei corpi cavernosi del pene possono altresì essere migliorate con la terapia a base di onde d’urto a bassa intensità: un trattamento rapido, veloce e totalmente indolore che permette una rigenerazione delle cellule dei tessuti dei corpi cavernosi, contrastandone la loro atrofizzazione.
Anche in questo caso, il trattamento ad onde d’urto può enormemente migliorare la parte vascolare dell’erezione, ma non può risolvere l’eventuale danno dei nervi.
La terapia psicologica prevede infine delle sedute di vera e propria Sessuologia con il paziente ed eventualmente la sua partner o il suo partner, che hanno come scopo quello di rafforzare la sua autostima, conoscere appieno i meccanismi fisiologici dell’erezione e, soprattutto, migliorare la sua ansia e la sua tensione per una situazione che, spesso, è vista come punitiva ed ingiusta, specie nei pazienti ancora giovani.
La terapia riabilitativa, anche se iniziata modernamente poco dopo l’intervento di prostatectomia, ha comunque dei limiti temporali per dimostrare la propria efficacia.
Trascorsi convenzionalmente 24 mesi dal suo inizio, senza apprezzabili ed evidenti miglioramenti nel paziente, la terapia si intende fallita, e la disfunzione erettile si considera permanente.
Proprio in questi casi, che statisticamente sono purtroppo la maggioranza, è necessario completare la riabilitazione con l’unica soluzione possibile, cioè quella chirurgica, che si basa sul posizionamento di una protesi peniena.
Se la prostatectomia ha causato, giocoforza, un danneggiamento dei bundles neuro-muscolari che avvolgono la prostata e che sono necessari per l'erezione del pene, anche la moderna terapia farmacologica ha scarse probabilità di successo, così come è sostanzialmente inutile la terapia fisica con onde d'urto a bassa intensità.
Le protesi peniene sono state inizialmente sviluppate proprio per risolvere questo genere di disfunzione erettile, e far ritornare il paziente ad una condizione di piena capacità sessuale.
L’impianto di protesi peniena post-prostatectomia: che cos’è, e quando è necessario?

La protesi peniena è un dispositivo chirurgico di ultima generazione, pensato per risolvere situazioni di grave disfunzione erettile, che non rispondono alla riabilitazione sessuale con la tradizionale farmacologia o con il trattamento ad onde d’urto.
La protesi peniena è la soluzione radicale, nonché unica, per i casi di prostatectomia insensibili a qualsiasi tentativo riabilitativo, che altrimenti condannerebbero il paziente ad una sofferenza permanente dal punto di vista sessuale.
Statisticamente, sebbene la protesi peniena possa essere indicata anche per altre problematiche sessuali, circa il 26% di tutte le protesi sono impiantate in pazienti prostatici, che hanno subito una prostatectomia radicale e risultati poi insensibili a qualsiasi tentativo di riabilitazione farmacologica o fisica.
La protesi peniena risolve il problema alla radice, simulando il meccanismo naturale dell’erezione e permettendo dunque il ritorno ad una piena vita sessuale, libera non solo dalla disfunzione erettile ma anche dall’uso continuo dei farmaci vasodilatatori.
La protesi peniena non è comunque indicata in tutti i pazienti che hanno subito una prostatectomia: la sua indicazione clinica è per i pazienti giudicati ‘gravi’, dove per gravità s’intende l’insensibilità a qualsiasi trattamento riabilitativo di tipo farmacologico o medico.
Questo è bene specificarlo, poiché l’indicazione clinica dell’intervento di impianto di protesi richiede una forte consapevolezza del paziente e un suo impegno, sia psicologico che economico, che deve essere correlato al suo disagio sessuale, e al suo desiderio di ritorno ad un’attività appagante e completa.
Come sono costruite le protesi peniene, e quante tipologie sono attualmente disponibili sul mercato?

protesi a volume costante: meccanismo di funzionamento
Le moderne protesi peniene disponibili sul mercato sono essenzialmente di tue tipologie: le protesi peniene a volume costante e le protesi peniene a volume variabile.
Entrambe le tipologie garantiscono eccezionali caratteristiche di sicurezza, affidabilità e durabilità nel tempo, ed entrambi i tipi di protesi possono essere scelti dal Chirurgo Andrologo per risolvere determinate situazioni, garantendo la risoluzione ottimale della disfunzione erettile in pressoché ogni caso clinico.
Le protesi a volume costante, come il nome lascia intuire, sono protesi sempre alla stessa volumetria, cioè che consentono la rigidità ottimale del pene in ogni situazione.
Si attivano in un attimo, con un rapido ed impercettibile gesto della mano, e quando non utilizzate si disattivano altrettanto facilmente, permettendo comunque di posizionare il pene comodamente nell’intimo.
Sono le protesi peniene che garantiscono ineguagliabili garanzie di robustezza, resistenza e rigidità meccanica: il pene è perfettamente eretto e rigido, in grado di praticare qualsiasi tipo di rapporto sessuale, penetrativo o meno, e la protesi è totalmente invisibile all’esterno.
La protesi a volume variabile invece agisce su un altro presupposto fisico, non dissimile da quello naturale dell’erezione.
Due cilindri idraulici, inseriti nei corpi cavernosi, sono collegati ad un piccolo serbatoio e un’ancora più piccola pompetta, posizionata strategicamente nello scroto del paziente, invisibili all’esterno.
Attivando la pompetta con un gesto naturale e non percettibile alla partner, la soluzione fisiologica presente nel serbatoio viene inviata, per mezzo di flessibili tubicini anch’essi invisibili poiché interni, ai due cilindri nei corpi cavernosi, facendoli dunque irrigidire.
Un meccanismo essenzialmente eguale a quello garantito dalla normale erezione naturale, basata sull’invio di grandi quantità di sangue arterioso.
Finito il rapporto, il liquido ritorna facilmente al serbatoio tramite l’apposita pompetta, pronto per un nuovo ciclo.
Questa protesi garantisce erezioni assolutamente naturali, un posizionamento altrettanto naturale del pene a condizione di riposo e, anche in questo caso, l’assoluta discrezione e invisibilità dell’impianto, sapientemente integrato nell’apparato uro-genitale invisibile all’esterno.
Vale sempre la pena ricordare che entrambi i tipi di protesi sono di eccezionale livello e qualità, con i canoni di costruzione moderni: il loro utilizzo è pertanto deciso dal Medico Andrologo, che lo prescriverà a seconda del caso clinico da trattare.
La protesi peniena è affidabile nel tempo?

protesi a volume variabile
Assolutamente sì: la riabilitazione sessuale garantita dall’impianto di protesi peniena dà non solo i massimi livelli di soddisfazione per il paziente (e la sua o il suo partner), ma dà anche le migliori garanzie a lungo termine.
Statisticamente, oltre l’80% delle protesi sono ancora perfettamente funzionanti a 10 anni di distanza dal loro posizionamento, e non richiedono dunque ulteriori revisioni.
La protesi peniena può dare rischi di rigetto del corpo?

No, nella maniera più assoluta: le protesi moderne sono costruite in materiali al 100% biocompatibili, che dunque non danno nessun problema di ‘rigetto’ o anche allergia del corpo, in quanto totalmente inerti a livello biologico.
L’unica complicanza post intervento, peraltro molto rara (inferiore all’1% a livello statistico) è l’infezione della protesi, per la cui prevenzione è necessaria una adeguata profilassi antibiotica.
A quale Medico dovrei rivolgermi per la prostatectomia, e per l’eventuale riabilitazione sessuale post-chirurgica?

il chirurgo andrologo è lo specialista di riferimento a cui affidarsi
Il carcinoma della prostata, la prostatectomia ‘nerve sparing’ sono di competenza dell’Urologia Oncologica.
la riabilitazione sessuale, anche con l’eventuale impianto di protesi peniena è di competenza dell’Andrologia, cioè quella branca dell’Urologia che studia e cura tutte le problematiche della sessualità maschile.
Il Medico a cui rivolgersi sia per la riabilitazione sessuale è il Medico Andrologo, cioè un Medico specialista in Urologia e perfezionato poi in Andrologia.
Sei affetto da una forma grave di disfunzione erettile post-prostatectomia, che non reagisce neppure alla terapia farmacologica?
Il Dott. Massimo Capone può aiutarti

il dott. massimo capone, chirurgo andrologo
Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, perfezionato nella Chirurgia Ricostruttiva Genitale e nella cura chirurgica dei casi di disfunzione erettile grave, che non reagisce alla comune terapia farmacologica e né ha speranze di essere risolta con efficacia neppure dai trattamenti medici rigenerativi (come ad esempio le onde d’urto a bassa intensità).
In oltre trent’anni di esercizio dell’arte medica, spesso su pazienti con gravi problemi di disfunzione erettile dipesa da prostatectomia, anche con soluzioni di ‘nerve sparing’, il Dottore ha acquisito grande esperienza nella riabilitazione sessuale e nell’intervento chirurgico di impianto di protesi peniena, affinandolo e rendendolo indolore per i suoi pazienti, con tempi di recupero rapidi e un eccellente ritorno all’attività sessuale, completa ed appagante.
Puoi dunque affidarti a lui per la valutazione del tuo caso clinico, avendo la sicurezza di essere visitato ed accolto da un Medico competente, empatico, amichevole e che, soprattutto, metterà sempre il tuo interesse e benessere prima di tutto.
Per riportarti ad una vita sessuale felice, serena e completa, riabilitandoti completamente dopo la prostatectomia e permettendoti di godere appieno il tuo rapporto sentimentale e la tua libertà sessuale, anche per la tua vita di coppia.
Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).
Il Chirurgo Andrologo su cui puoi contare sempre, a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

La vita sessuale, la fertilità e il benessere di coppia sono valori importanti per ogni uomo, che non devono mai essere trascurati, oppure vissuti con disagio
Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, specialista in Urologia che da oltre trent'anni assiste e si prende cura dei pazienti affetti da condizioni patologiche molto sentite e sensibili, come ad esempio la disfunzione erettile, la riabilitazione sessuale post-prostatectomia, la malformazioni congenite del pene e l'incurvamento dello stesso dovuto alla malattia di La Peyronie.
Nei suoi studi di Trieste, Cervignano del Friuli (UD), Carbonera (TV), Pozzonovo (PD) e Galatone (LE), tutti dotati dei più sofisticati macchinari elettromedicali di diagnostica e di terapia fisica, il Dottore può aiutarti a risolvere molti problemi andrologici, come ad esempio:

La Medicina andrologica d'eccellenza, per tornare ad una vita sessuale serena ed appagante
- La disfunzione erettile, anche di tipo grave
- L'incurvamento congenito del pene
- La malattia di La Peyronie
- L'impianto di protesi peniene
- La fimosi
- La cisti scrotale
Il Dottore, da oltre trent'anni, è perfezionato nell'impianto di protesi peniena, sia a volume costante che variabile: un intervento chirurgico di alto livello, in grado di risolvere una volta per tutte la disfunzione erettile di tipo grave, che non risponde alla terapia fisica oppure farmacologica.
Se sei un paziente che ha subito una prostatectomia radicale, dalla riabilitazione difficile, oppure un paziente diabetico grave, con una disfunzione erettile ormai incurabile con la moderna terapia farmacologica, il Dott. Massimo Capone può aiutarti a tornare ad un'appagante e completa attività sessuale, grazie all'impianto protesico assolutamente invisibile, in grado di permetterti nuovamente una soddisfacente vita sessuale, per te e la tua partner.
Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).
Ricorda sempre che, al contrario di quel che comunemente si pensa (che non ha alcun riscontro reale e scientifico), l'attività sessuale dell'uomo non deve per forza terminare o diminuire di quantità e qualità con l'avanzare dell'età, anzi: il benessere sessuale è un concetto di fondamentale importanza per mantenere ottimi livelli di qualità di vita, e il Dott. Massimo Capone, da oltre trent'anni, si impegna quotidianamente per aiutare i suoi pazienti a stare bene, sia fisicamente che psicologicamente.
Il Chirurgo Andrologo che è sempre al tuo fianco.
Per riportare serenità e benessere sessuale, a te e alla tua vita di coppia.
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Quindi ricorda che...
- la prostata è la ghiandola che compone il sistema riproduttivo maschile, ed è posizionata proprio sotto la vescica;
- il compito principale della prostata è quello di produrre il liquido prostatico, cioè il liquido di protezione e nutrimento degli spermatozoi, che compone in misura maggioritaria lo sperma;
- la prostata condivide il primo tratto dell'uretra, e attorno ad essa passano una grande quantità di terminazioni nervose, necessarie all'erezione del pene;
- il carcinoma della prostata è un tumore che origina da una cellula del tessuto prostatico, ed è una patologia estremamente comune nella popolazione maschile che ha superato i 50 anni;
- l'incidenza del tumore della prostata è direttamente proporzionale all'età, arrivando alla quasi-certezza di cellule tumorali nei pazienti ultra-ottuagenari;
- il caricinoma della prostata è, fortunatamente, una neoplasia che rimane quasi sempre in situ, cioè confinata nella prostata stessa;
- vi sono molte terapie utili per il carcinoma della prostata, ma la soluzione chirurgica, nel caso che il tumore non abbia dato origine a metastasi, è quella solitamente preferita;
- la prostatectomia è la rimozione chirurgica della prostata, per eliminare tout-court il carcinoma della stessa;
- la prostatectomia è uno degli interventi oncologici più studiati e perfezionati al mondo, e attualmente è effettuato anche per mezzo dell'ausilio robotico;
- la prostatectomia è molto efficace e quasi sempre risolutiva del carcinoma della prostata, ma può danneggiare la delicata perminazione nervosa attorno ad essa, dando origine all'inizio della disfunzione erettile;
- la metodica nerve-sparing è attualmente la procedura d'elezione per il carcinoma della prostata, ed essa mira a salvaguardare la terminazione nervosa dell'erezione del pene;
- la riabilitazione sessuale dei pazienti prostatici non sempre riesce, per via del danneggiamento irreversibile dei bundles nervosi;
- la terapia con farmaci vasodilatatori si rivela inutile nel caso di danneggiamento della terminazione nervosa prostatica;
- la riabilitazione sessuale si considera fallita se non porta risultati apprezzabili entro un anno dalla prostatectomia;
- l'impianto di protesi peniena può essere una valida soluzione definitiva alla disfunzione erettile nel caso di fallimento della riabilitazione sessuale;
- le moderne protesi peniene sono totalmente invisibili, e garantiscono eccezionali caratteristiche di durabilità e resistenza;
- il medico idoneo per la riabilitazione sessuale e per l'eventuale impianto di protesi peniena è il chirurgo andrologo
Nota deontologica
L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.
Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.
Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.
Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.
Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:
venerdì 14 marzo, 2025
Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia.
In oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica, il Dottore ha focalizzato la sua ricerca scientifica sui dismorfismi dell'apparato sessuale maschile, studiando approfonditamente tutte le condizioni, congenite o patologiche, in grado di infliciare pesantemente sulla qualità della vita sessuale dei suoi pazienti, come ad esempio la disfunzione erettile di tipo grave, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie.
Un medico empatico, amichevole, in grado di mettere a proprio agio i propri pazienti anche in caso di visite particolari, per problemi molto sentiti sulla sessualità e sulla vita di coppia, che spesso causano non solo grandi disagi fisici, ma anche (e soprattutto, in certi casi) psicologici.
Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone (Lecce), il Dottore aiuta giornalmente tanti pazienti che si rivolgono a lui in condizioni spesso di grande sofferenza, sia fisica che psicologica, gravati da importanti episodi di disfunzione erettile grave, di infertilità maschile e di malformazioni congenite al pene.