
Sei affetto da una forma grave di disfunzione erettile e nessun trattamento medico o farmacologico può aiutarti a stare meglio e a recuperare una buona vita sessuale?
Hai subito una prostatectomia che ha danneggiato le terminazioni nervose attorno alla prostata e non ti consente più di raggiungere erezioni soddisfacenti?
Oppure sei un paziente diabetico, la cui malattia ha ormai rovinato irrimediabilmente la circolazione arteriosa peniena, tanto da non essere più ricettivo neppure alla terapia vasodilatatrice?
La moderna Chirurgia Andrologica può aiutarti con l’impianto delle protesi peniene: dispositivi in grado di risolvere anche i casi più complicati di disfunzione erettile, per riportare il paziente ad un’ottimale vita di coppia.
Purtroppo c’è ancora tanta disinformazione relativamente alle protesi peniene che spesso, a torto, sono considerate dei meri ausili per ‘aumentare le dimensioni del pene o migliorare a scopo voluttuario le performances sessuali’, piuttosto che indispensabili presidi chirurgici atti a risolvere una disfunzione erettile di tipo grave.
Proprio per dissipare i dubbi e sfatare i luoghi comuni sulla protesi peniena, il Dott. Massimo Capone ha scritto quest’articolo informativo.
Leggilo, ti potrà essere utile per capire cos’è una protesi peniena, quando è prescritta come terapia e i benefici che può darti per risolvere il tuo problema di disfunzione erettile.
Che cos’è la disfunzione erettile?

In Medicina, si definisce disfunzione erettile la difficoltà, o l’impossibilità, di iniziare e mantenere una buona erezione del pene durante il rapporto sessuale, tale da consentire un soddisfacente completamento dell’attività sessuale.
La precedente definizione di disfunzione erettile era quella di ‘impotenza sessuale’; tale termine non è più utilizzato, in quando la mancata erezione del pene non significa una completa ‘incapacità’ durante tutto l’atto sessuale, ma solo per una parte di esso (essenzialmente, la penetrazione).
Com’è ovvio supporre la disfunzione erettile è una malattia squisitamente maschile, che può manifestarsi a qualsiasi età dopo lo sviluppo sessuale ma che, statisticamente, è più frequente nei pazienti che hanno superato i 50 anni.
Dopo questa età diviene più probabile che nel maschio si manifestino patologie specifiche che, direttamente o a seguito di terapie mediche o chirurgiche, possono alterare la funzione erettile.
La disfunzione erettile è una patologia decisamente complessa, le cui cause possono essere molteplici, sia psicologiche che organiche, che spesso fa cadere il paziente in una spirale depressiva con pregiudizio non solo delle relazioni affettive ma anche di quelle sociali.
La disfunzione erettile e la sua incidenza sulla popolazione: una patologia molto più comune di quel che si crede

La disfunzione erettile è una condizione molto comune in tutto il mondo, anche se i dati ufficiali forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità devono tener conto di un (comprensibile) imbarazzo degli uomini nel parlarne e confidarsi col Medico superando il disagio, la vergogna e senso di discriminazione che ad essa si associano.
In Italia, il Ministero della Salute stima che circa il 13% della popolazione maschile ne sia affetto ma questo dato è probabilmente sottostimato, per la difficoltà dei pazienti a parlarne e a farsi visitare da un Medico competente.
Le fasce di età in cui si l’incidenza della disfunzione erettile tende ad aumentare sono quelle oltre i 50 anni.
tuttavia la patologia può colpire, con cause differenti, anche soggetti molto giovani: la sensazione è quella di assistere, negli ultimi anni, ad un aumento dei problemi sessuali proprio nella fasce d età giovanile nelle quali, ci si attenderebbe il massimo del vigore sessuale.
Con queste premesse si può ritenere che il 40% dei pazienti tra i 50 e 60 anni ha sperimentato ripetuti episodi di disfunzione erettile e che questa percentuale progressivamente nell’età più avanzata, divenendo cronica e di forma grave.
L’età anagrafica non è, per sé, un fattore obbligato per la disfunzione erettile: anche pazienti in età avanzata possono avere ancora una soddisfacente vita sessuale, sebbene con l’età aumenti il rischio di sviluppo di patologie a carico della vascolarizzazione del pene e delle terminazioni nervose che ne regolano il funzionamento.
Il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, la terapia (chirurgica o radiante) del carcinoma della prostata possono danneggiare la funzione erettile del paziente.
Queste patologie, sebbene possano colpire un uomo anche in età più precoci, aumentano la propria incidenza dopo i 50 anni, con conseguente aumento del rischio di disfunzione erettile.
Al contrario di quello che comunemente si pensa, la protesi peniena non è stata pensata e progettata per aumentare il volume o la lunghezza del pene, ma per ripristinarne la buona erezione, e permettere dunque al paziente il ritorno alla normale attività sessuale.
La protesi peniena è anche un'ottima soluzione in molti casi di incurvamento del pene (congenito o dovuto alla malattia di La Peyronie), poiché può efficacemente correggere l'asta, spesso anche senza il ricorso alla corporoplastica.
Da cosa è causata la disfunzione erettile?

le disfunzioni del pancreas e della produzione di insulina sono le prime cause di diabete mellito
La disfunzione erettile è una patologia decisamente complessa, le cui cause possono essere di varia natura, sia psicologica che funzionale (chiamata in Medicina ‘organica’).
Le cause funzionali sono molteplici e comprendono una lunga lista di condizioni patologiche o fattori predisponenti, tra cui:
- Le malattie che causano un deficit di flusso sanguigno nelle arterie peniene come il diabete mellito, l’arteriosclerosi o l’ipertensione;
- Le malattie che danneggiano il sistema nervoso centrale o periferico come la sclerosi multipla;
- Un danno dei nervi che regolano il meccanismo dell’erezione, come conseguenza del trattamento chirurgico del carcinoma della prostata;
- L’ipogonadismo, cioè l’insufficiente produzione di testosterone;
- La malattia di La Peyronie, che causa un innaturale incurvamento del pene che può complicare o rendere impossibile la naturale erezione;
- L’invecchiamento fisiologico, specie se accompagnato da un drastico calo del testosterone ("andropausa" o ipogonadismo ad inizio tardivo maschile)
Queste condizioni o patologie possono ovviamente coesistere, andando a complicare ulteriormente il problema della disfunzione erettile.
La disfunzione erettile di tipo psicologico, invece, è causata da un blocco o disagio di tipo psichico, che si ripercuote a sua volta sulla vita sessuale del paziente, portando ad una condizione in cui è difficile, se non impossibile, iniziare e mantenere una buona erezione.
Questo disagio può essere dovuto ad un trauma passato (spesso in età infantile o adolescenziale), una condizione di stress cronico, un burn-out da iper-lavoro, a tensioni nelle amicizie, nei rapporti sentimentali o in famiglia, o anche una diminuita intesa sessuale con la propria compagna o col proprio compagno.
Anche in questo caso, la radice del blocco psicologico può avere molte origini e sfaccettature, che è sempre buona norma indagare durante la consulenza sessuologica.
Quando si definisce ‘grave’ la disfunzione erettile?

la sezione di un'arteria
La disfunzione erettile, a seconda, disagio che provoca nella vita sessuale del paziente (misurabile con opportuni questionari come l’IIEF-5), può definirsi lieve, moderata o grave, indipendentemente dalla causa (psicologica o organica) che l’ha provocata.
Molto spesso la disfunzione erettile di tipo grave non risponde alla terapia farmacologica né a quella fisica (onde d’urto a bassa intensità.
Ciò solitamente capita nei casi di diabete mellito scompensato che ha causato una severa riduzione di calibro delle arterie peniene e fibrosi dei corpi cavernosi, associata al danno delle terminazioni nervose per aterosclerosi grave delle arterie peniene, oppure dopo una prostatectomia che abbia danneggiato irreversibilmente le fibre dei nervi che regolano il meccanismo dell’erezione.
In quest’ultimo caso anche l’uso dei comuni vasodilatatori utilizzati con successo per trattare altri casi di disfunzione erettile risulta inefficace, poiché il problema non è dato da un deficit vascolare ma dall’interruzione del comando elettrico originato dal sistema nervoso centrale, che non permette al meccanismo dell’erezione di azionarsi.
Questi sono alcuni esempi di casi giudicati ‘gravi’, per i quali, nell’obiettivo di ripristinare una normale vita sessuale per il paziente, non vi è alternativa al posizionamento di un impianto protesico nel pene.
Perché la disfunzione erettile è così sentita dai pazienti che ne sono affetti?

la disfunzione erettile rende difficile, o impossibile, la penetrazione
La vita sessuale di un uomo è estremamente importante per il suo equilibrio psico-fisico e il suo benessere è pertanto fondamentale per garantire un’ottima qualità di vita generale.
Al contrario di quello che comunemente si crede non necessariamente l’attività sessuale e la libido diminuiscono così tanto in età avanzata: una riduzione della reattività sessuale associata al progredire dell’età è una condizione comune ma variabile da individuo a individuo nella maggior parte dei casi, non è un fenomeno così rilevante da far desistere dall’attività sessuale costante ed appagante.
In tale contesto l’insorgere della disfunzione erettile, soprattutto se in relativamente giovane età (indicativamente dai 50 ai 60 anni) può essere estremamente penalizzante per la qualità di vita del paziente che, aspirando ad una sessualità appagante, con la sua compagna o col suo compagno, si vede limitato nella stessa.
Sebbene sia possibile per l’uomo raggiungere l’orgasmo anche in condizioni di erezione parziale o di vera flaccidità e, più in generale, il rapporto sessuale possa consumarsi anche senza penetrazione, quest’ultima è generalmente percepita come elemento centrale della sessualità reso impossibile od estremamente difficoltoso in caso di disfunzione erettile.
Ecco perché da molti anni la Medicina Andrologica ha sviluppato, con la ricerca e la sperimentazione, sempre più trattamenti in grado di risolvere questo problema puramente meccanico, in grado di demotivare e deprimere il paziente che ne è affetto.
La prostatectomia è l'intervento chirurgico di rimozione della prostata, utilizzato nella maggioranza dei casi come cura risolutiva e radicale al carcinoma prostatico.
Sebbene sia uno degli interventi chirurgici maggiormente avanzati, studiati e migliorati (uno dei primi a sviluppare la tecnologia robotica per la sua esecuzione), il rischio di danneggiamento delle terminazione nervose adiacenti la prostata che regolano l'attività erettile del pene è sempre ben più di un'eventualità.
Anche le tecniche cosiddette 'nerve-sparing' (salva nervi), che sicuramente hanno contribuito ad aumentare la possibilità di successo della riabilitazione sessuale, hanno tassi di fallimento della stessa molto alti, con una forbice che va dal 20% all'80%.
Prima dell'avvento delle protesi peniene, una disfunzione erettile causata da una prostatectomia era giudicata incurabile: difatti, anche i moderni farmaci vasodilatatori, molto utili nel caso di deficit vascolari, si dimostrano di scarsa o nulla efficacia laddove la difficoltà erettile sia causata da un danno alla terminazione nervosa prostatica.
Che cos’è la protesi peniena?

La protesi peniena è un dispositivo integrato permanentemente nell’apparato genitale del paziente, che ha lo scopo di ripristinare una corretta funzionalità erettile del pene.
Si tratta di una protesi tecnologicamente molto avanzata, pensata per risolvere i casi gravi di disfunzione erettile, ciò quelli che non rispondono alla terapia fisica (ad esempio, alla terapia con onde d’urto) oppure a quella farmacologica.
Solitamente, questi casi gravi riguardano pazienti diabetici o affetti da severa vasculopatia oppure uomini che hanno subito, nel passato, una prostatectomia che ha danneggiato in maniera irreversibile la terminazione nervosa che garantisce l’impulso elettrico necessario per attivare il meccanismo dell’erezione.
Prima dell’avvento delle moderne protesi peniene, i pazienti con disfunzione erettile grave non avevano pressoché nessuna speranza di ritorno ad una vita sessuale normale ed appagante, e questo influiva pesantemente sul loro equilibrio psico-fisico.
Al contrario di quello che comunemente ancora si pensa (per colpa di un’informazione sanitaria spesso non adeguata), la protesi peniena non è un dispositivo atto ad aumentare la dimensione del pene, bensì a ripristinare esclusivamente la sua erezione durante il rapporto, riportando il paziente ad una normale attività sessuale.
Come funziona la protesi peniena?

Il principio di funzionamento della protesi peniena varia a seconda della sua tipologia, ma il la funzione di base è quella di ripristinare l’erezione, surrogando l’azione dei corpi cavernosi che, per svariati motivi, non riescono a gonfiarsi di sangue e dunque irrigidirsi.
Allo stato attuale della tecnologia, esistono due tipi di protesi peniene:
- Le protesi peniene a volume costante;
- Le protesi peniene a volume variabile
Entrambe sono il frutto di decenni di sperimentazione e costante miglioria dei materiali, con altissima qualità e funzionalità, anche se il meccanismo di funzionamento varia da un tipo all’altro.
Le protesi a volume costante sono formate da due cilindri di materiale biocompatibile, rigidi, che hanno però la caratteristica di poter essere posizionati comodamente nell’intimo, e di poter essere attivati con un semplice gesto prima del rapporto sessuale.
Garantiscono una rigidità eccellente e un’affidabilità meccanica massima, oltre al vantaggio di essere sempre ‘pronte’ e di poter essere attivate sul momento, con un movimento naturale ed istantaneo.
La loro rigidità fissa non deve comunque spaventare il paziente: il meccanismo che le regola è facile da comandare e controllare e la protesi si adatta nell’intimo, non recando dunque alcun disagio nella vita quotidiana.
Le protesi a volume variabile riproducono abbastanza fedelemente il naturale funzionamento dei corpi cavernosi.
Un piccolo serbatoio pieno di soluzione fisiologica e posizionato in maniera invisibile vicino alla vescica è collegato ad una pompetta posizionata nello scroto, che a sua volta comanda l’aumento di volume di due cilindri estensibili impiantati all’interno dei corpi cavernosi.
Tramite la piccola pompetta, il paziente fa confluire il liquido nei cilindri della protesi, che si gonfiano e fanno dunque diventare rigido il pene.
Anche in questo caso, il processo di attivazione della protesi è essenzialmente invisibile a chi non è a conoscenza della stessa, e simula alla perfezione il processo idraulico che, in condizioni di normalità, ‘rigonfia’ i corpi cavernosi.
Va specificato che non vi è una tipologia migliore o peggiore di protesi peniena: entrambe sono valide, e tutti e due i tipi sono stati pensati per risolvere il problema della disfunzione erettile per ogni caso clinico, che varia da paziente a paziente.
È dunque il Chirurgo Andrologo che, sulla base dello stato reale del paziente affetto da disfunzione erettile, decide la tipologia di protesi adatta, con l’obiettivo di ridare una libertà sessuale naturale e completa al soggetto che ne ha bisogno.
Molti pazienti possono essere inizialmente spaventati dall'ipotesi di impianto di protesi peniena, giudicandolo eccessivo o doloroso, ma in realtà il posizionamento del dispositivo protesico è effettuato con con intervento mini-invasivo, e dunque assolutamente sopportabile.
Sia che il Chirurgo Andrologo decida di utilizzare la protesi a volume costante oppure a volume variabile, essa comunque sarà perfettamente integrata nell'apparato uro-genitale del paziente, e sarà totalmente invisibile all'esterno.
L'addestramento all'uso della protesi è rapido e facile, e il paziente viene istruito nelle settimane successive all'intervento, in maniera del tutto naturale.
L'impegno dell'intervento, sia economico che psicologico, è ampiamente compensato dal grado di soddisfazione del paziente e della partner, che non trova eguali in nessun'altra terapia attualmente disponibile sul mercato.
Quando è consigliato l’uso della protesi peniena?

La protesi peniena ha la sua indicazione clinica prioritaria per la soluzione di casi gravi di disfunzione erettile, che risultano insensibili alla terapia farmacologica o fisica.
Statisticamente, quasi il 30% degli impianti protesici penieni sono destinati a pazienti che hanno subito una prostatectomia, che ha a sua volta causato un danno irreversibile delle terminazioni nervose del meccanismo di erezione del pene.
Va ricordato in questa sede che, seppur con i moderni protocolli chirurgici della prostatectomia rispettosi delle terminazioni nervose in corrispondenza della prostata (le tecniche cosiddette ‘nerve sparing’), in un’alta percentuale di casi la riabilitazione sessuale è insoddisfacente, quando non nulla.
Difatti, una considerevole percentuale dei pazienti operati di prostatectomia, che va dal 20% all’80%, non riesce più a riconquistare una buona capacità erettile, e tale condizione è spesso impossibile da migliorare, anche con le moderne terapie mediche e fisiche.
Il 18% degli impianti di protesi peniena è invece effettuato nei pazienti con gravi problemi vascolari: deficit severi dell’afflusso di sangue arterioso ai corpi cavernosi non risolvibili dalla cura farmacologica.
Questi casi gravi provengono solitamente da pazienti diabetici che hanno subito gravi ischemie con grave e irreversibile pregiudizio della capacità vascolare delle arterie peniene.
Vi è poi un altro 10% degli impianti protesici penieni che non risolve prioritariamente la disfunzione erettile, ma agisce su un’altra condizione patologica del pene, la deformazione anatomica della sua asta.
Il ‘pene curvo’ è una condizione che può essere congenita oppure causata dalla malattia di La Peyronie: in quest’ultimo caso, quando associato a disfunzione erettile può essere corretto con successo con il posizionamento di una protesi peniena.
In cosa consiste l’intervento di protesi peniena?

protesi peniena correttamente posizionata
Il posizionamento della protesi peniena avviene per mezzo di un intervento di Chirurgia Andrologica, eseguita da un Chirurgo Andrologo, cioè un Medico specialista in Urologia e perfezionato poi in Andrologia.
L’intervento è svolto solitamente in anestesia generale oppure spinale con sedazione, e richiede circa 40-60 minuti di sala operatoria.
Il posizionamento della protesi peniena è un intervento di alta Chirurgia Andrologica, e pertanto deve essere effettuato da un Chirurgo esperto: i rischi di danneggiamento dei delicati tessuti genitali possono essere considerevoli, se non minimizzati da mano esperta, e dunque questo genere di operazione è effettuata solo da Medici con grande esperienza pregressa.
Il paziente viene tenuto in osservazione in clinica per una notte, e il dolore post-intervento è molto blando, facilmente tenuto sotto controllo con comuni antidolorifici.
La convalescenza richiede qualche giorno di riposo dall’attività lavorativa, che può essere ripresa, se di concetto, dopo circa una settimana.
La guarigione dei tessuti genitali è abbastanza rapida, ed avviene in circa 4-5 settimane, durante le quali il paziente viene adeguatamente istruito all’utilizzo della protesi.
Solitamente, l’attività sessuale può riprendere a guarigione ultimata, e dunque dopo un mese circa dall’operazione.
La protesi peniena influisce sulla sensibilità del pene e dei genitali?

la protesi peniena è invisibile all'esterno
No, assolutamente.
La protesi peniena è un dispositivo urologico che ha come obiettivo quello di ripristinare una corretta erezione del pene, ma che non influisce affatto, in senso negativo, sulla sua capacità sensoriale.
Il paziente può dunque stare totalmente tranquillo, in tal senso: se l’intervento è eseguito da mano esperta, la capacità di provare piacere non viene in alcun modo intaccata ma anzi, la soddisfazione durante il rapporto migliora enormemente, poiché la protesi va a ripristinare la normale erezione del membro, a tutto vantaggio dell’atto sessuale con la compagna o col compagno.
Anche nei casi di incurvamento del pene associato a disfunzione erettile, l’uso della protesi (spesso in associazione alla corporoplastica) ripristina la capacità penetrativa del paziente senza intaccare la sua sensibilità specifica della zona del glande e del pene in generale.
La protesi peniena può essere nascosta alla vista (e al partner, volendo)?

Sì, le moderne protesi peniene sono pensate e progettate proprio per essere del tutto invisibili, ed integrate perfettamente nell’apparato uro-genitale del paziente.
Ciò vuol dire che non sono percepibili all’esterno, e il paziente dunque può anche ometterne la presenza, se non gradito.
L’attivazione delle protesi è rapida e naturale, siano esse a volume costante oppure variabile: è sufficiente un naturale e impercettibile movimento della mano o l’attivazione, altrettanto discreta, della pompetta scrotale e l’erezione avviene in maniera rapida e percepita come normale.
Questo fa stare sicuro, anche a livello psicologico, il paziente, che dunque non deve giustificarsi, scusarsi o dare non volute spiegazioni alla partner o al partner, a tutto vantaggio della sua rassicurazione mentale (imprescindibile per godere appieno il rapporto).
La protesi peniena può aumentare di lunghezza il pene?

No, la protesi peniena è un dispositivo pensato per permettere un’erezione quanto più naturale del pene, e ripristinare dunque la capacità penetrativa del paziente.
La lunghezza della protesi è dettata dalla lunghezza originaria del pene, e non possono essere posizionate protesi volutamente più lunghe della dimensione fisiologica che il pene avrebbe se eretto in modo naturale.
L’impianto protesico penieno è dunque differente dalla falloplastica, che invece è la tecnica chirurgica specifica per cambiare dimensione del pene (e che spesso, comunque, crea irreali aspettative nei pazienti).
C’è pericolo di rottura delle protesi peniene?

Le protesi peniene moderne sono dispositivi eccezionalmente affidabili e resistenti, che danno delle garanzie incredibili di durata ed affidabilità.
I casi di rottura della protesi sono estremamente rari, e comunque non sono pericolosi per la vita, potendo essere gestiti con piccoli interventi di revisione.
Anche nel caso di disgraziata rottura del serbatoio della protesi a volume variabile (evento rarissimo), la soluzione fisiologica in esso presente è assolutamente innocua per la salute, e viene tranquillamente riassorbita dal corpo, senza alcun danno.
La statistica attualmente disponibile parla fin troppo chiaramente, del resto: oltre l’80% delle protesi peniene è perfettamente funzionante a distanza di 10 anni dall’intervento di posizionamento senza necessità di alcuna revisione.
Tutte le moderne protesi peniene sono costruite con materiali biotocmpatibili ad alta tecnologia, che offrono eccellenti caratteristiche di durabilità e resistenza, davvero notevoli, in grado di far stare assolutamente tranquillo il paziente, sia durante i rapporti che, in generale, nella vita di tutti i giorni.
Le protesi non danno origine al rigetto, non sono invasive e sono progettate per integrarsi perfettamente all'interno dell'apparato uro-genitale, senza essere notate all'esterno.
La loro durabilità è altresì veramente affidabile nel tempo: la statistica clinica riporta oltre 80% delle protesi ancora perfettamente funzionati a 10 anni dal loro posizionamento, e che dunque non richiedono alcuna revisione chirurgica.
Le protesi peniene possono dare origine ad un rigetto?

No, poiché le protesi peniene moderne sono realizzate in materiali al 100% biocompatibili, dunque inerti per il nostro corpo.
I rischi d’infezione post-chirurgica, presenti ma comunque estremamente bassi, sono comunemente tenuti sotto controllo con la giusta profilassi, l’asepsi della strumentazione in fase operatoria e il tempestivo uso di antibiotici nella convalescenza.
La protesi peniena è un intervento risolutivo sul lungo periodo?

La protesi peniena, di qualsiasi tipologia, è un dispositivo pensato proprio per rimanere nel corpo del paziente per molti anni, senza necessitare di ulteriori revisioni.
I materiali con cui è costruita una protesi moderna sono progettati per essere affidabili e resistenti e garantire dunque perfetta efficienza anche con rapporti sessuali giornalieri.
Occorre ribadire che oltre l’80% delle protesi peniene moderne risulta in perfetto stato dopo 10 anni dal loro posizionamento: questa statistica è indicativa della qualità e dell’affidabilità che le protesi peniene possono garantire ai giorni nostri.
A quale Medico bisogna rivolgersi per una valutazione sulla fattibilità dell’operazione di posizionamento della protesi peniena?

il chirurgo urologo è lo specialista per le protesi peniene
La Chirurgia della protesi peniena rientra nella specialità dell’Andrologia, cioè quella parte dell’Urologia che si occupa dei problemi squisitamente maschili, come per l’appunto la disfunzione erettile grave.
Il Medico a cui bisogna rivolgersi per una valutazione dello stato della propria disfunzione erettile, e per sapere se si è soggetti papabili per l’intervento della protesi peniena, è il Chirurgo Andrologo, cioè un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato poi in Andrologia.
Sei affetto da disfunzione erettile grave, che risulta insensibile all’uso della cura farmacologica?
Il Dott. Massimo Capone può aiutarti

il dott. massimo capone, chirurgo andrologo
Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, perfezionato nella Chirurgia Ricostruttiva Genitale e nella cura della disfunzione erettile grave, che richiede una terapia chirurgica con il posizionamento della protesi peniena.
In oltre trent’anni di esercizio dell’arte medica, spesso su pazienti con gravi problemi di disfunzione erettile dovuti al diabete mellito oppure ad una passata prostatectomia, il Dottore ha acquisito grande esperienza nell’intervento chirurgico di protesi peniena, affinandolo e rendendolo indolore per i suoi pazienti, con tempi di recupero rapidi e un eccellente ritorno all’attività sessuale, completa ed appagante.
Puoi dunque affidarti a lui per la valutazione del tuo caso clinico, avendo la sicurezza di essere visitato ed accolto da un Medico competente, empatico, amichevole e che, soprattutto, metterà sempre il tuo interesse e benessere prima di tutto.
Per riportarti ad una vita sessuale felice, serena e completa, per te e per la tua compagna o il tuo compagno.
Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).
Il Chirurgo Andrologo su cui puoi contare sempre, a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

La vita sessuale, la fertilità e il benessere di coppia sono valori importanti per ogni uomo, che non devono mai essere trascurati, oppure vissuti con disagio
Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, specialista in Urologia che da oltre trent'anni assiste e si prende cura dei pazienti affetti da condizioni patologiche molto sentite e sensibili, come ad esempio la disfunzione erettile, la riabilitazione sessuale post-prostatectomia, la malformazioni congenite del pene e l'incurvamento dello stesso dovuto alla malattia di La Peyronie.
Nei suoi studi di Trieste, Cervignano del Friuli (UD), Carbonera (TV), Pozzonovo (PD) e Galatone (LE), tutti dotati dei più sofisticati macchinari elettromedicali di diagnostica e di terapia fisica, il Dottore può aiutarti a risolvere molti problemi andrologici, come ad esempio:

La Medicina andrologica d'eccellenza, per tornare ad una vita sessuale serena ed appagante
- La disfunzione erettile, anche di tipo grave
- L'incurvamento congenito del pene
- La malattia di La Peyronie
- L'impianto di protesi peniene
- La fimosi
- La cisti scrotale
Il Dottore, da oltre trent'anni, è perfezionato nell'impianto di protesi peniena, sia a volume costante che variabile: un intervento chirurgico di alto livello, in grado di risolvere una volta per tutte la disfunzione erettile di tipo grave, che non risponde alla terapia fisica oppure farmacologica.
Se sei un paziente che ha subito una prostatectomia radicale, dalla riabilitazione difficile, oppure un paziente diabetico grave, con una disfunzione erettile ormai incurabile con la moderna terapia farmacologica, il Dott. Massimo Capone può aiutarti a tornare ad un'appagante e completa attività sessuale, grazie all'impianto protesico assolutamente invisibile, in grado di permetterti nuovamente una soddisfacente vita sessuale, per te e la tua partner.
Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).
Ricorda sempre che, al contrario di quel che comunemente si pensa (che non ha alcun riscontro reale e scientifico), l'attività sessuale dell'uomo non deve per forza terminare o diminuire di quantità e qualità con l'avanzare dell'età, anzi: il benessere sessuale è un concetto di fondamentale importanza per mantenere ottimi livelli di qualità di vita, e il Dott. Massimo Capone, da oltre trent'anni, si impegna quotidianamente per aiutare i suoi pazienti a stare bene, sia fisicamente che psicologicamente.
Il Chirurgo Andrologo che è sempre al tuo fianco.
Per riportare serenità e benessere sessuale, a te e alla tua vita di coppia.
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Quindi ricorda che...
- il pene umano non è dotato di un osso penieno che ne consente l'erezione (il baculum), e pertanto il suo irrigidimento è demandato ad un complesso e raffinato sistema idraulico;
- l'erezione del pene è un meccanismo complesso, che porta le arterie peniene ad irrorare con una grande quantità di sangue i corpi cavernosi, cioè i cilindri erettili e paralleli presenti all'interno del pene;
- la disfunzione erettile è l'incapacità di iniziare e mantenere una buona erezione del pene, tale da concludere con appagamento l'atto sessuale;
- la disfunzione erettile è sempre un sintomo, a sua volta espressione di una patologia a monte, di natura organica oppure psicologica;
- la disfunzione erettile è un problema sentito dagli uomini, che colpisce con maggiore prevalenza i soggetti che hanno superato i 50 anni;
- le cause principali della disfunzione erettile sono i problemi cardiovascolari, il diabete mellito, i problemi neurologici e il danneggiamento della terminazione nervosa della prostata in seguito all'intervento di prostatectomia;
- la moderna terapia farmacologica e la terapia rigenerativa a base di onde d'urto a bassa intensità possono trattare efficacemente molti casi di disfunzione erettile, ma hanno scarsa indicazione nei pazienti oncologici che hanno subito una prostatectomia;
- si definisce 'disfunzione erettile grave' quel tipo di disfunzione erettile che non risulta sensibile alla terapia fisica o farmacologica;
- per trattare la disfunzione erettile grave, che ha portato il pene ad una condizione ormai di end stage penis (un pene ormai non più ricettivo a qualsiasi terapia) possono essere utilizzate le moderne protesi peniene;
- le moderne protesi peniene sono invisibili, perfettamente integrate nell'apparato uro-genitale del paziente e durevoli nel tempo;
- esistono due tipi principali di protesi peniene, e la loro indicazione clinica è decisa dal medico in fase di valutazione del paziente;
- il medico a cui rivolgersi per la diagnosi e l'eventuale prescrizione chirurgica della protesi peniena è il chirurgo andrologo
Nota deontologica
L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.
Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.
Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.
Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.
Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:
venerdì 14 marzo, 2025
Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia.
In oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica, il Dottore ha focalizzato la sua ricerca scientifica sui dismorfismi dell'apparato sessuale maschile, studiando approfonditamente tutte le condizioni, congenite o patologiche, in grado di infliciare pesantemente sulla qualità della vita sessuale dei suoi pazienti, come ad esempio la disfunzione erettile di tipo grave, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie.
Un medico empatico, amichevole, in grado di mettere a proprio agio i propri pazienti anche in caso di visite particolari, per problemi molto sentiti sulla sessualità e sulla vita di coppia, che spesso causano non solo grandi disagi fisici, ma anche (e soprattutto, in certi casi) psicologici.
Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone (Lecce), il Dottore aiuta giornalmente tanti pazienti che si rivolgono a lui in condizioni spesso di grande sofferenza, sia fisica che psicologica, gravati da importanti episodi di disfunzione erettile grave, di infertilità maschile e di malformazioni congenite al pene.