Chirurgia Andrologica e Sessuologia
La malattia di La Peyronie e l'incurvamento del pene

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La malattia di La Peyronie: quando è necessaria la Chirurgia?

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Soffri di un pene incurvato, con cui però non sei nato, ma che si è manifestato durante la tua vita adulta, magari per un piccolo trauma, oppure anche dopo un particolare accadimento di cui però non ricordi bene l’origine?

Il pene cosiddetto ‘storto’ su base non genetica ma secondaria, che ha il nome medico di induratio penis plastica, è un problema causato da una patologia ancora per molti versi poco conosciuta, chiamata malattia di La Peyronie.

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Si tratta di una condizione non acquisita per via genetica, ma dovuta alla formazione di un duro tessuto fibrotico all’interno del pene, sebbene, a volte, le cause della formazione di queste vere e proprie placche cicatriziali siano ignote.

Leggi questa pagina per scoprire tutto sulla malattia di La Peyronie, e scoprire anche quando è necessaria la cura chirurgica per la sua risoluzione.

Cos’è il pene, e come funziona il suo meccanismo erettile?

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Il pene è l’organo sessuale maschile che, assieme ai testicoli e alla prostata, forma tutto l’apparato riproduttivo dell’uomo.

Il compito principale del pene è quello di inserirsi nella vagina femminile, che a sua volta porta al canale vaginale della femmina, collegato direttamente all’utero, cioè l’organo preposto alla formazione e alla protezione della nuova vita.

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Il pene è essenzialmente un lungo corridoio, al cui interno, per mezzo del canale uretrale, passano gli spermatozoi, ossia le cellule sessuali maschili, che si andranno ad unire poi agli ovuli femminili, per produrre un nuovo essere vivente.

Come compito secondario, ma non per questo meno importante, il pene è utilizzato dal corpo anche come ‘cannula finale’ dell’apparato urologico, indispensabile per liberarsi degli scarti del metabolismo solubili in acqua (l’urina).

Il meccanismo di riproduzione sessuale dell’essere umano è identico a quello di tutti gli altri mammiferi, ma a differenza degli altri animali, in particolare modo delle grandi scimmie (di cui fa parte), l’Homo Sapiens non è dotato di un osso penieno in grado di garantire l’erezione del pene (il baculum).

Il pene umano dunque, non avendo il baculum, passa dalla posizione di riposo, che è flaccida, all’erezione che permette il rapporto sessuale grazie ad un complesso sistema idraulico, che sfrutta il torrente arterioso delle arterie peniene per ‘indurire’ dei tessuti speciali all’interno dell’asta del membro, chiamati corpi cavernosi.

Questi corpi cavernosi, che essenzialmente sono due cilindri estremamente elastici, paralleli e di eguale lunghezza, sotto il comando dell’eccitamento si riempiono di sangue, indurendosi e permettendo dunque al pene di divenire eretto, pronto al rapporto.

Questo meccanismo è particolarmente avanzato e decisamente complesso, ed è mediato dall’attività ormonale, dagli impulsi del sistema nervoso centrale e da reazioni chimiche a livello cellulare, in un equilibrio sofisticato ma delicato, in cui il coinvolgimento anche emotivo gioca un ruolo essenziale, per permettere il rapporto.

I corpi cavernosi e l’importanza della loro eguale dimensione

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I corpi cavernosi sono i due cilindri interni che formano l’asta del pene, che si uniscono alla punta dello stesso per mezzo del glande che, con loro, forma una struttura solidale.

Sono formati da un tessuto eccezionalmente elastico e permeabile, definito ‘erettile’ poiché, in determinate condizioni, può cambiare di compattezza e volume, aumentando lo stesso anche fino a quasi il doppio della sua conformazione originaria, presente nello stato flaccido del pene.

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I corpi cavernosi, in un soggetto normoconformato, possono variare in lunghezza e in volume, ma sono sempre di eguale volumetria e dimensione, paralleli tra di loro.

Questo garantisce, ad erezione avvenuta, il pene sostanzialmente diritto, leggermente rivolto verso l’alto, per meglio adattarsi al canale vaginale, anch’esso lievemente incurvato.

Qualsiasi differenza anatomica tra i due corpi cavernosi, congenita oppure acquisita secondariamente, può impattare enormemente sull’erezione del pene, dando origine a un’erezione non più longilinea, ma bensì incurvata: lateralmente, ventralmente o dorsalmente.

Proprio per un problema di origine secondaria, dunque acquisito nel corso della vita, si ha l’incurvamento provocato dalla Malattia di La Peyronie, conosciuta anche come  induratio penis plastica.
Consigli andrologici e urologici

Non ci sono ancora cause certe per l'inizio della malattia di La Peyronie, e questa incertezza sulla sua esatta origine ne ha, storicamente, frenato la ricerca, nonché lo sviluppo di una terapia efficace, in grado di prevenire la formazione delle placche fibrotiche sui corpi penieni.

Si suppone, comunque, che l'inizio dell'attività infiammatoria (la fase attiva della patologia) sia dipeso ad un qualche genere di trauma, anche un micro-trauma ripetuto nel tempo, che comunque scateni un danneggiamento dei tessuti.

Allo stato attuale della ricerca medica, sebbene siano disponibili trattamenti sintomatici per alleviare il dolore della fase attiva, non vi è nessun farmaco in grado di prevenire la formazione delle placche fibrotiche, che divengono poi permanenti (e retraenti) nella fase di stabilizzazione.

Che cos’è la malattia di La Peyronie?

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La malattia di La Peyronie, così chiamata in onore del Chirurgo francese François de La Peyronie, che per primo ne studiò a fondo e ne descrisse i sintomi con rigore scientifico, è un incurvamento acquisito dell’asta del pene, originato non da una malformazione congenita ma dalla formazione di placche fibrotiche cicatriziali all’interno dei corpi cavernosi.

Queste placche, essenzialmente formate da duro collagene fibrotico, sono delle vere e proprie cicatrici interne che, come tutte le cicatrici del corpo, sono ritraenti.

La retrazione provocata dalle placche modifica la naturale anatomia dei corpi cavernosi che non risultano più diritti e paralleli, ma si ‘storcono’ sia lateralmente, ventralmente oppure dorsalmente, dando origine dunque, come effetto finale, ad un anomalo incurvamento del pene.

Sebbene l’incurvamento del pene dovuto alla malattia di La Peyronie dia sintomatologia clinica sostanzialmente simile, alla vista e alla funzionalità, a quella che comporta invece l’incurvamento congenito, va specificato che quest’ultima condizione non è una patologia, bensì uno stato fisiologico presente già alla nascita, e non necessariamente invalidante per il paziente.

Comunque, anche l’incurvamento dato dalla malattia di La Peyronie può non essere una condizione drammatica o limitante per il paziente e anzi, nella maggior parte dei casi clinici riscontrati, l’incurvamento consente ancora di avere una vita sessuale sostanzialmente normale.

Questo parametro, piuttosto importante in sede di valutazione clinica, deve dunque essere affrontato con elasticità dal Medico durante l’ipotesi di terapia per il paziente.

Da cosa dipende la malattia di La Peyronie?

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Sebbene l’origine della malattia sia dipesa dalla formazione di placche dure e fibrotiche, formate da collagene, all’interno dei corpi cavernosi del pene, la causa scatenante queste placche non è stata ancora ben definita dalla Medicina.

Proprio l’incertezza sulla causa della formazione delle placche fibrotiche ha, storicamente, rallentato la ricerca sulla malattia di La Peyronie e, di conseguenza, lo sviluppo di terapie specifiche.

Si ritiene comunque che, come del resto qualsiasi altra ferita del corpo, la formazione all’interno dei corpi cavernosi di placche fibrotiche sia consequenziale ad un evento traumatico, che può essere rilevante ed intenso oppure anche lieve ma dilazionato nel tempo (ad esempio, micro-traumi ripetuti con regolarità).

In molti casi, questo trauma è del tutto sconosciuto al paziente, che non sa riferire nessun evento passibile di spiegazione scatenante: in questo caso, l’insorgere della malattia di La Peyronie è del tutto simile a quello di altre malattie idiopatiche, cioè dall’origine senza una vera e nota motivazione organica.

Premesso ciò, nel corso degli studi e della ricerca medica, soprattutto negli ultimi decenni, sono emersi alcuni fattori cosiddetti di rischio, che possono aumentare le probabilità d’insorgenza della patologia che, in effetti, deforma e curva il pene in maniera anomala.

Questi fattori di rischio sono:

L’ereditarietà

Soggetti figli o nipoti di altri soggetti che in passato son stati vittime della malattia di La Peyronie sembrerebbero avere più possibilità di sviluppo della stessa.

Ovviamente non si eredita il tessuto cicatriziale, ma la qualità e l’elasticità dei tessuti dei corpi cavernosi, che a sua volta può dare origine alla formazione delle placche fibrotiche;

Il tabagismo

Il consumo di tabacco è deleterio per tutti i tessuti del corpo, sopratutto su quelli del sistema arterioso (comprese le arterie peniene e i corpi cavernosi).

Il tabagismo può provocare, alla lunga, sclerosi dei vasi arteriosi e una ridotta capacità di rigenerazione dei tessuti dei corpi cavernosi, che a sua volta può portare alla formazione delle placche cicatriziali;

Pazienti con alterato metabolismo del tessuto connettivo

Alcune patologie che colpiscono il tessuto connettivo, come ad esempio il morbo di Dupuytren, possono favorire la formazione di ipertrofia cicatriziale, con conseguente aumento delle probabilità di sviluppo della malattia di La Peyronie;

Il fisiologico invecchiamento

Sebbene la malattia di La Peyronie possa colpire ad ogni età dopo la pubertà, la statistica vuole che essa colpisca più frequentemente pazienti over 50.

Questo fatto è spiegabile con la ridotta capacità di rigenerazione dei tessuti, tipica della fase calante della vita, e anche con la naturale e fisiologica modificazione del tessuto della tonaca albuginea;

Tutti questi fattori di rischio non sono certa origine della malattia di La Peyronie (che, va ricordato, non ha ancora una causa nota alla Medicina), ma possono contribuire alla sua insorgenza, di fatto aumentandone la probabilità.

Come si sviluppa la malattia di La Peyronie?

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La malattia di La Peyronie è una patologia dall’andamento cronico e progressivo: si stima che circa il 50% dei pazienti che ne sono affetti subisca un peggioramento delle condizioni sintomatiche generali se non trattato opportunamente.

Questo rende la diagnosi tempestiva e l’inizio dei trattamenti estremamente importante per il paziente, che dovrebbe dunque attivarsi con una certa sollecitudine ai primi segnali clinici, per ricorrere ad una visita andrologica di valutazione.

Essenzialmente, la malattia di La Peyronie vede la sua evoluzione in due fasi ben distinte: una fase attiva ed una fase di stabilizzazione.

Nella fase attiva, che si manifesta subito dopo il trauma che ha dato origine alla lesione interna dei corpi cavernosi, si presenta il dolore localizzato, spesso sordo, con un’iniziale formazione di tessuto cicatriziale che comincia a ritrarsi.

Questa fase, che può durare anche mesi (dai sei ai 18 mesi, in media), si conclude quando il dolore si risolve e l’angolo di curvatura si stabilizza..

In questa fase solo un ristretto numero di pazienti, circa il 10-15%, va incontro ad una risoluzione senza conseguenze della lesione dei corpi cavernosi, con ritorno del pene alla sua morfologia originaria.

La fase di stabilizzazione è invece la fase in cui le placche fibrotiche divengono permanenti con  difficoltà nell’erezione del pene o una deformazione dello stesso talmente accentuata da rendere difficoltosa, se non impossibile, la penetrazione.

Come si effettua la diagnosi della malattia di La Peyronie?

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La diagnosi della malattia di La Peyronie richiede una visita andrologica completa, un esame ecografico associato al doppler dinamico del pene e, non di meno, grande esperienza da parte del Medico Andrologo, specie nella parte di anamnesi: il sintomo immediatamente più evidente, cioè l’incurvamento del pene, non deve essere confuso con un incurvamento congenito, e per questo vi è bisogno di diagnosticare con certezza la presenza delle tipiche placche fibrotiche.

L’anamnesi è fondamentale nella diagnosi della malattia di La Peyronie: essa deve accertare l’inizio e la durata dei primi sintomi (incluso il dolore localizzato), l’eventuale presenza di dolenzia ancora in essere, la progressione dell’incurvamento e, non di meno, un test sulla disfunzione erettile (normalmente viene usato il questionario IIEF-5).

Durante la visita clinica il Medico deve assolutamente accertarsi, mediante diagnosi differenziale, della presenza delle placche fibrotiche e della loro estensione, per escludere che l’incurvamento sia invece causato da una malformazione congenita.

Per completare la visita e localizzare adeguatamente le placche e la loro conformazione, il Medico si avvale solitamente dell’esame ecografico, che può anche far optare per l’esecuzione di un Eco-Color-Doppler Penieno dinamico, utile soprattutto per indicare al meglio la terapia chirurgica, se necessaria.

Alla valutazione morfologica del pene, sia in posizione flaccida che eretta, va associata a titolo di complemento anche la valutazione sessuologica del paziente: esattamente come nei casi di incurvamento congenito del pene, infatti, non è detto che un incurvamento causato dalla malattia di La Peyronie sia obbligatoriamente invalidante e percepito come tale, nella vita sessuale del paziente.

Consigli andrologici e urologici

Alcune attività sessuali estreme, ad esempio comuni nel BDSM, come ad esempio il trampling e la cosiddetta CBT (Cock and Balls Torture), anche se praticate con le massime attenzioni, sono comunque sempre un trauma per i delicati tessuti del pene.

Datosi che la malattia di La Peyronie è, molto probabilmente, dovuta proprio ad un trauma, che inizia un processo infiammatorio dei corpi cavernosi, è sempre meglio prestare attenzione estrema a tutte le attività violente, che in qualche modo possono portare, comunque, alla sofferenza dei tessuti del membro.

Come si può curare la malattia di La Peyronie?

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La cura della malattia di La Peyronie si basa su trattamenti conservativi, utili soprattutto per alleviare il dolore durante la fase acuta della malattia, oppure sulla correzione chirurgica dell’incurvamento, necessaria  quando quest’ultimo, rende difficoltosa, quando non impossibile, la penetrazione, anche per la concomitanza della disfunzione erettile.

La terapia conservativa, usata per dare conforto al paziente durante la fase attiva in cui si assiste alla formazione iniziale delle placche fibrotiche, è basata sull’uso di farmaci dalle caratteristiche eterogenee e dalle onde d’urto a bassa intensità.

La terapia con onde d’urto a bassa intensità è efficace per alleviare il dolore, ma allo stato attuale delle conoscenze non appare in grado in grado di modificare il decorso della malattia cioè la formazione delle placche fibrotiche e la retrazione cicatriziale delle stesse con conseguente incurvamento, così come accade anche con la maggior parte dei farmaci utilizzati.

A stabilizzazione avvenuta, va precisato che non tutti gli incurvamenti necessitano di di correzione chirurgica, la cui indicazione deve tener conto anche della condizione psicologica del paziente.

Infatti, incurvamenti dorsali minori di 45° o laterali/ventrali minori di 30-35° gradi possono essere compatibili con la penetrazione e la normale attività sessuale, e non richiedere dunque correzione  chirurgica.

Anche la psicologia del paziente e la sua sessuologia possono giocare un ruolo di grande importanza nell’indirizzo terapeutico: difatti, non tutti i pazienti reagiscono allo stesso modo di fronte alla formazione delle placche fibrotiche e alla deviazione del loro pene.

Alcuni pazienti non risentono, né a livello psicologico e né effettivo (durante i rapporti sessuali), anche di incurvamenti molto accentuati, mentre altri pazienti invece manifestano ansia, tensione, disagio accentuato e spesso morboso per incurvamenti minimi, a volte clinicamente trascurabili.

Questo atteggiamento mentale può variare anche in accordo delle preferenze sessuali delle o dei partner dei pazienti, e della loro condizione sentimentale generale.

Tutti elementi fondamentali per il Medico, che devono essere raccolti ed analizzati per proporre una terapia che non sia invasiva ed esagerata per il paziente, ma che sia invece di conforto, atta a ripristinare un benessere sessuale che, va ripetuto, varia nella sua concezione da paziente a paziente.

Qual è la soluzione chirurgica per i casi gravi di malattia di La Peyronie?

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La soluzione chirurgica per gli incurvamenti del pene causati dalla malattia di La Peyronie si chiama corporoplastica, ed è un intervento di alta Chirurgia Andrologica, proposto esclusivamente quando l’incurvamento del pene rende impossibile o estremamente difficile la penetrazione e/o l’erezione, causando al paziente un grave disagio funzionale e psicologico.

Lo scopo dell’intervento di corporoplastica è riportare la forma del pene alla condizione di normalità, riequilibrando la lunghezza dei corpi cavernosi e dunque, di fatto, raddrizzando l’asta del pene curvata dalla retrazione cicatriziale.

L’intervento di corporoplastica può essere sviluppato con varie tecniche, non dissimili da quelle utilizzate per correggere l’incurvamento congenito del pene, che essenzialmente si basano sull’accorciare la parte convessa oppure allungare la parte concava.

L’una o l’altra indicazione chirurgica è decisa dal Chirurgo Andrologo, anche in relazione allo stato reale del paziente e l’estensione, nonché il posizionamento sull’asta del pene, delle placche fibrotiche.

Attualmente le tecniche disponibili per la corporoplastica sono:

Corporoplastica con plicatura

Tipologia d’intervento che si basa sull’accorciamento del lato convesso, mediante l’incisione dello stesso (che può avvenire con varie tecniche) e relativa sutura della stessa.

I corpi cavernosi possono essere incisi asportando elissi di tessuto di rivestimento (la tonaca albuginea) e sutura, secondo il metodo Nesbit, con incisioni essenzialmente longitudinali e suture trasversali (il metodo Yachia) oppure per plicature multiple, secondo il metodo Lue.

Gli interventi di plicatura sono sicuri, estremamente affidabili e senza pericoli per la funzionalità erettile, se eseguiti da mano esperta, ma hanno l’inevitabile effetto collaterale, intrinseco, di un accorciamento totale della lunghezza del pene.

Tale accorciamento può essere facilmente stimato nella misura definitiva, a guarigione avvenuta, poiché corrisponde alla lunghezza totale del lato più corto del pene incurvato.

Per questi motivi, questa tipologia d’intervento è riservata di norma in condizioni di pene superiore ai 13 cm, incurvamento inferiore ai 60° e funzionalità erettile ottimale (in assenza cioè di disfunzione erettile).

Corporoplastica con grafting

Tecnica d’intervento che si basa sull’incisione o  del corpo cavernoso sul lato concavo della placca fibrotica del pene (cioè il più corto) nel punto di massima curvatura che solitamente coincide con la placca, con successivo impianto di un tessuto esterno biocompatibile, di derivazione animale (il graft).

Questo graft, solitamente ricavato dal pericardio bovino o dall’intestino bovino, viene innestato nello spazio sviluppato sulla tonaca albuginea, che ha sovente forma trapezoidale o rettangolare.

L’impianto del graft permette così di allungare la parte concava e renderla pari a quella convessa, senza incidere sulla lunghezza originaria del pene.

In fase di guarigione, le cellule dell’ospite colonizzeranno il tessuto del graft, che dunque che diverrà parte integrante della struttura dei corpi cavernosi.

Requisito essenziale di questa tipologia d’intervento è quello dell’uso, prima e dopo l’operazione, del vacuum device, indispensabile per aumentare la vascolarizzazione e pilotare in maniera corretta l’attecchimento del graft, impedendo la formazione di nuovo tessuto ritraente cicatriziale.

Il grafting è una tecnica molto più complessa di quella per plicatura, e la sua indicazione clinica è molto più rara, poiché occorrono precise indicazioni che non tutti i pazienti possono soddisfare.

Ancora, il rischio di danneggiamento della funzionalità erettile del pene, con questa tecnica, è spesso non trascurabile, specie se viene eseguita da mano non esperta.

Corporoplastica con protesi peniena

Questa soluzione prevede il posizionamento di una protesi peniena in associazione all’eventuale intervento di corporoplastica, che spesso non è necessario se il grado dell’incurvamento è inferiore ai 30°.

Incurvamenti superiori possono essere risolti associando all’impianto della  protesi peniena l’intervento di corporoplastica propriamente detto.

La protesi peniena, a volume costante oppure variabile, in base alla migliore indicazione clinica decisa dal Chirurgo Andrologo, è totalmente invisibile all’esterno, ed è integrata naturalmente nell’apparato uro-genitale del paziente.

Questa soluzione è particolarmente adatta nel caso di pazienti in cui, alla malattia di La Peyronie, si associa anche una disfunzione erettile di grado severo, non responsiva alla cura farmacologica, come ad esempio accade nelle riabilitazioni post-prostatectomia.

Anche i pazienti con grave deficit vascolare,  come quello provocato dal diabete mellito, possono trarre grande beneficio dall’impianto della protesi peniena, che è al tempo stesso risolutivo dell’incurvamento del pene, e della disfunzione erettile, altrimenti poco ricettiva a qualsiasi altra terapia farmacologica o fisica

Come spesso accade in Medicina, va sottolineato che non esiste una tecnica chirurgica migliore di un’altra: tutte sono egualmente valide e tutte hanno come obiettivo dell’intervento il ripristino di una eccellente anatomia del pene, in grado di riportare il paziente ad un’ottima vita sessuale.

Pertanto, è sempre il Chirurgo Andrologo che, giudicata la condizione clinica del paziente affetto da un incurvamento dovuto alla malattia di La Peyronie, decide se e come intervenire chirurgicamente, con la tecnica giudicata da lui migliore.

La tecnica di corporoplastica per l’incurvamento dovuto alla malattia di La Peyronie è pericolosa?

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I rischi di un intervento di corporoplastica, se eseguito da un Chirurgo Andrologo e un’equipe esperta, sono minimi, e paragonabili a quelli di qualsiasi altro intervento chirurgico di eguale complessità.

I protocolli di sterilizzazione e l’asepsi moderna, nonché la terapia profilattica antibiotica, permettono di considerare pressoché nulli i rischi d’infezione post-operatoria che, anche nel caso di impianto di protesi peniena, sono statisticamente inferiori all1% dei casi trattati.

Il rischio maggiore, che comunque viene debitamente considerato dal Chirurgo prima dell’operazione, è quello di un danno del fascio di  terminazioni nervose del pene che potrebbe portare a condizioni permanenti di ridotta sensibilità.

Specie nella corporoplastica con grafting, a volte questa ridotta sensibilità (specie del glande) è del temporanea, e si risolve progressivamente.

Altre volte, seppur in percentuali minime, può verificarsi una ridotta rigidità del pene in fase di erezione, che comunque può essere corretta con la farmacologia orale.

Tuttavia, questi rischi sono limitati nella statistica e, va ribadito, sono trascurabili se l’intervento è eseguito da un Chirurgo e un team esperto, in grado davvero di minimizzare tutte le complicanze più severe dell’intervento.

Consigli andrologici e urologici

Le moderne tecniche di corporoplastica sono tutte essenzialmente indolori, nel post-operatorio.

Anche le tecniche più impegnative, ad esempio quelle che prevedono l'impianto dei grafts di tessuto biologico compatibile, consentono comunque una convalescenza serena, che non prevede dolore per il paziente.

In condizioni di normalità, anche con l'eventuale percorso di riabilitazione sessuale (indicato sempre dal Medico Andrologo), i tessuti del pene guariscono abbastanza velocemente, e spesso è possibile ricominciare la normale attività sessuale dopo poche settimane dall'intervento.

Non c'è dunque bisogno di temere l'eventuale indicazione chirurgica prescritta dal Medico Andrologo.

La corporoplastica per la correzione dell’incurvamento dato dalla malattia di La Peyronie può allungare la misura del pene?

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No: l’intervento di corporoplastica non è un intervento di falloplastica, e ha come unico obiettivo quello di correggere l’incurvamento del pene e non di allungarne la misura.

Anzi, nel caso che il Chirurgo Andrologo scelga come tecnica quella di corporoplastica con plicatura, la lunghezza del pene, diminuirà, con una misura facilmente calcolabile prendendo a riferimento il lato più corto dell’incurvamento.

Questa prevedibile conseguenza  è parte dell’atto chirurgico stesso ed è generalmente ben tollerata considerando gli indiscussi vantaggi che il raddrizzamento del pene porterà nella vita sessuale del paziente.

In quanto tempo si guarisce e si può riprendere l’attività sessuale dopo un intervento di corporoplastica per la malattia di La Peyronie?

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intervento di corporoplastica

La convalescenza post-intervento di corporoplastica è solitamente veloce, e il lavoro di concetto può essere ripreso, di norma, anche dopo 48 ore.

Nel caso di corporoplastica con plicatura non è necessaria una vera e propria riabilitazione, ma occorre semplicemente attendere la guarigione dei tessuti, che di norma avviene entro le prime 5 settimane.

Dopodiché, è possibile riprendere senza problemi l’attività sessuale.

Per gli interventi di corporoplastica con uso di graft, è necessario un periodo pre-operatorio di preparazione, in cui il paziente dovrà fare uso del vacuum device che proseguirà anche dopo l’intervento per un periodo  di circa 12 mesi.

Alla terapia col vacuum device è associata spesso la terapia farmacologica, temporanea, in grado di aumentare la vasodilatazione dei corpi cavernosi.

In questo caso la riabilitazione si conclude entro la quinta settimana dall’intervento, allorché è possibile riprendere l’attività sessuale.

in casi particolari la terapia farmacologica può essere proseguita per periodi più lunghi.

A chi mi posso rivolgere per diagnosticare e curare la malattia di La Peyronie?

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il chirurgo andrologo è lo specialista di riferimento per la malattia di la peyronie

La malattia di La Peyronie rientra nelle competenze dell’Andrologia, cioè quella branca dell’Urologia che studia e cura tutte le problematiche squisitamente maschili, come l’incurvamento del pene dovuto alla formazione di tessuto cicatriziale nei corpi cavernosi.

Il Medico a cui rivolgersi è dunque il Chirurgo Andrologo, cioè un Medico Chirurgo Specialista in Urologia e perfezionato poi in Andrologia, e che ha dato grande importanza all’attività clinica chirurgica, specie nella ricostruzione genitale.

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Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, specialista in Urologia che da oltre trent'anni assiste e si prende cura dei pazienti affetti da condizioni patologiche molto sentite e sensibili, come ad esempio la disfunzione erettile, la riabilitazione sessuale post-prostatectomia, la malformazioni congenite del pene e l'incurvamento dello stesso dovuto alla malattia di La Peyronie.

Nei suoi studi di Trieste, Cervignano del Friuli (UD), Carbonera (TV), Pozzonovo (PD) e Galatone (LE), tutti dotati dei più sofisticati macchinari elettromedicali di diagnostica e di terapia fisica, il Dottore può aiutarti a risolvere molti problemi andrologici, come ad esempio:

Chirurgo Andrologo cura della disfunzione erettile e dell'infertilità

La Medicina andrologica d'eccellenza, per tornare ad una vita sessuale serena ed appagante

Il Dottore, da oltre trent'anni, è perfezionato nell'impianto di protesi peniena, sia a volume costante che variabile: un intervento chirurgico di alto livello, in grado di risolvere una volta per tutte la disfunzione erettile di tipo grave, che non risponde alla terapia fisica oppure farmacologica.

Se sei un paziente che ha subito una prostatectomia radicale, dalla riabilitazione difficile, oppure un paziente diabetico grave, con una disfunzione erettile ormai incurabile con la moderna terapia farmacologica, il Dott. Massimo Capone può aiutarti a tornare ad un'appagante e completa attività sessuale, grazie all'impianto protesico assolutamente invisibile, in grado di permetterti nuovamente una soddisfacente vita sessuale, per te e la tua partner.

Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).

Ricorda sempre che, al contrario di quel che comunemente si pensa (che non ha alcun riscontro reale e scientifico), l'attività sessuale dell'uomo non deve per forza terminare o diminuire di quantità e qualità con l'avanzare dell'età, anzi: il benessere sessuale è un concetto di fondamentale importanza per mantenere ottimi livelli di qualità di vita, e il Dott. Massimo Capone, da oltre trent'anni, si impegna quotidianamente per aiutare i suoi pazienti a stare bene, sia fisicamente che psicologicamente.

ecco dove trovi gli studi del dott. massimo capone
TRIESTE CENTRO
Casa di Cura Salus Via Bonaparte 4-6 - 34141 Trieste
Per prenotazioni
040.317.11.11
CERVIGNANO DEL FRIULI
Studio Medico Via Monfalcone 27 - 33052 Cervignano del Friuli (UD)
Per prenotazioni
339.68.25.050
CARBONERA - TREVISO
SalusVeneto Vicolo Antonio Vivaldi 2 - 31020 Carbonera (TV)
Per prenotazioni
0422.15.20.205
POZZONOVO - PADOVA
Mediclinic Via IV Novembre 10/c, 35020 Pozzonovo (PD)
Per prenotazioni
0429.77.29.06
GALATONE - LECCE
Poliamb. Santa Lucia Viale Aldo Moro, 23 - 73044 Galatone (LE)
Per prenotazioni
0833.86.50.81
Massimo Capone - MioDottore.it

Andrologo d'eccellenza a Trieste, Cervignano del Friuli, Treviso, Lecce
Il Chirurgo Andrologo che è sempre al tuo fianco.
Per riportare serenità e benessere sessuale, a te e alla tua vita di coppia.

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Chirurgo Andrologo cura della disfunzione erettile e dell'infertilità
Quindi ricorda che...
  • il pene è l'organo riproduttivo maschile che, al contrario delle altre grandi scimmie, nell'homo sapiens è regolato da un meccanismo erettile di natura idraulica, e non da un osso penieno (il baculum);
  • all'interno dell'asta del pene vi sono due cilindri paralleli di tessuto erettile e permeabile, chiamati corpi cavernosi;
  • durante il complesso meccanismo erettile, le arterie peniene pompano una grande quantità di sangue nei corpi cavernosi, che divengono dunque rigidi, aumentando la lunghezza ed il volume del pene;
  • la malattia di la peyronie è una patologia di origine infiammatoria, le cui cause non sono ancora del tutto note alla medicina, che causa la formazione di dure placche cicatriziali all'interno del pene;
  • le placche fibrotiche che si formano all'interno dei corpi cavernosi, come tutte le cicatrici, sono retraenti, e dunque deformano la normale erezione del pene, che può dunque incurvarsi;
  • solo il 10-15% dei pazienti affetti dalla malattia di la peyronie guarisce senza conseguenze apprezzabili sulla forma del pene;
  • la formazione delle placche cicatriziali non è sempre debilitante per il paziente: modesti incurvamenti possono ancora permettere la funzionalità sessuale e penetrativa, e dunque non avere grosso impatto sulla vita del soggetto;
  • in alcuni casi, la formazione delle placche cicatriziali comporta gravi incurvamenti, nonché dolore e difficoltà nell'erezione del pene;
  • la malattia di la peyronie si compone di due fasi, una attiva ed una di stabilizzazione;
  • la diagnosi della malattia di la peyronie richiede una visita andrologica e un'obbligatoria valutazione ecografica del pene;
  • non vi sono cure mediche efficaci per impedire la fibrotizzazione delle placche dei corpi cavernosi, e l'unica terapia possibile per riportare il pene ad una buona conformazione è quella chirurgica;
  • l'intervento di corporoplastica è l'operazione chirurgica in grado di pareggiare la forma dei corpi cavernosi deformati dalle placche fibrotiche, e riportare l'asta del pene alla normalità;
  • non tutti i pazienti sono obbligatoriamente di indicazione chirurgica: alcuni incurvamenti del pene, non dolenti e non debilitanti, non richiedono terapia correttiva;
  • il medico specialista della malattia di la peyronie è il chirurgo andrologo, cioè un medico chirurgo specializzato in urologia e perfezionato poi in andrologia

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.

Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Andrologo a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:

venerdì 14 marzo, 2025

Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia.

In oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica, il Dottore ha focalizzato la sua ricerca scientifica sui dismorfismi dell'apparato sessuale maschile, studiando approfonditamente tutte le condizioni, congenite o patologiche, in grado di infliciare pesantemente sulla qualità della vita sessuale dei suoi pazienti, come ad esempio la disfunzione erettile di tipo grave, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie.

Un medico empatico, amichevole, in grado di mettere a proprio agio i propri pazienti anche in caso di visite particolari, per problemi molto sentiti sulla sessualità e sulla vita di coppia, che spesso causano non solo grandi disagi fisici, ma anche (e soprattutto, in certi casi) psicologici.

Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone  (Lecce), il Dottore aiuta giornalmente tanti pazienti che si rivolgono a lui in condizioni spesso di grande sofferenza, sia fisica che psicologica, gravati da importanti episodi di disfunzione erettile grave, di infertilità maschile e di malformazioni congenite al pene.

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"Fatto un colloquio on line, mi ha spiegato il tutto con semplicità e grande professionalità ed è simpatico che non guasta mai"
Alessandro
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"Molto professionale e competente, mette a proprio agio il paziente"
V.C.
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"Dottore veramente professionale. Molto attento al paziente. Puntuale e cortese"
Francesco
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"Servizio fantastico e professionale, utile nei consulti urgenti a distanza"
P.L.
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