Chirurgia Andrologica e Sessuologia
La disfunzione erettile grave: come curarla?

La cura chirurgica della disfunzione erettile grave

Quello che la moderna Chirurgia può fare per riportare il pene ad ottimale funzionalità
Senti cosa dicono del Dottore i suoi pazienti su mioDottore.it:
Cerchi i contatti di tutti gli studi del dottore? Eccoli:
Sommario della paginaSommario della pagina [NASCONDI]
Condividi questa pagina

Sei affetto da disfunzione erettile grave, che non risente dei farmaci vasodilatatori, e che ti impedisce di avere rapporti sessuali regolari ed appaganti?

Sei un paziente che ha subito nel passato una prostatectomia e una riabilitazione sessuale non andata a buon fine, oppure un paziente diabetico grave, a cui ormai i farmaci non fanno più effetto?

Oppure ti sei semplicemente stancato dell’obbligatoria cura farmacologica prima di ogni rapporto, che magari devi effettuare con l’iniezione peniena di prostaglandina E1, e cerchi una soluzione migliore, più semplice e duratura nel tempo?

Per tutti questi casi di disfunzione erettile grave, la moderna Chirurgia Andrologica ha messo a punto una soluzione radicale, risolutiva e definitiva, che si basa sull’impianto di moderne protesi peniene.

Una soluzione che, statisticamente, riesce a risolvere la quasi totalità dei casi gravi di disfunzione erettile, garantendo un pieno ritorno alla vita sessuale, felice ed appagante.

Leggi questa pagina per sapere che cos’è la disfunzione erettile di tipo grave, e come può essere risolta con l’impianto di protesi peniena.

Che cos’è la disfunzione erettile, e cosa comporta nella vita dell’uomo?

La disfunzione erettile è la condizione patologica per cui un soggetto non riesce ad iniziare o mantenere una buona erezione del pene, utile a consumare un atto sessuale completo ed appagante.

Si tratta di una patologia che crea spesso grande disagio nel paziente, poiché per un uomo la prestanza sessuale, la sua fertilità e il suo benessere intimo sono estremamente importanti, al pari del concetto di ‘femminilità’ e maternità per una donna.

La disfunzione erettile è un problema molto comune nella popolazione maschile: il Ministero della Salute stima che almeno il 13% degli uomini ne sia affetto, e questa percentuale aumenta al 40% nella popolazione over 50, fino a raggiungere il 50% negli uomini over 70.

È importante sottolineare però che singoli episodi di disfunzione erettile, casuali e sporadici, non possono e non devono essere catalogati come ‘condizione patologica’: spesso, sono infatti causati da problematiche temporanee e squisitamente isolate, quasi sempre di natura psicologica, e hanno condizione pertanto transitoria.

La disfunzione erettile invece diviene una condizione pienamente patologica quando si presenta con costanza nel tempo, con episodi sempre più ravvicinati, tali da influire pesantemente sulla vita di coppia del paziente o anche sulla sua vita sessuale nello specifico, invalidandolo e impedendogli, di fatto, di avere rapporti completi ed appaganti.

Tempo fa, e ancora oggi nel linguaggio popolare, la disfunzione erettile ha il nome di ‘impotenza sessuale’, ma tale termine, desueto, è fuorviante e non realistico, giacché l’atto penetrativo è solo uno dei tanti complementi dell’atto sessuale in sé, e soffrire di disfunzione erettile non necessariamente significa non poter comunque accedere alle pratiche sessuali.

Da cosa è causata la disfunzione erettile?

Vi sono una grande quantità di cause scatenanti la disfunzione erettile, alcune di origine psicologica, anche di natura organica, cioè funzionale.

Statisticamente e a livello generale, i casi più comuni di disfunzione erettile, specie nei pazienti ancora giovani, sono di origine psicologica, e sono dati da condizioni pregresse di sofferenza, da blocchi emotivi mai risolti, da esperienze traumatiche (specie adolescenziali) con il sesso, o anche per periodi di forte stress, di tensione, di ansia o di poca autostima personale.

La disfunzione erettile di tipo organico, dunque fisico, è invece data da un gran numero di patologie o comunque condizioni patologiche, spesso a loro volta causate da altre patologie a monte.

A titolo puramente esemplificativo, le cause organiche più comuni che possono portare a disfunzione erettile, che sono essenzialmente di natura neuro-vascolare, possono essere sintetizzate in:

  • Problemi alla vascolarizzazione delle arterie peniene, che a loro volta causano ridotto afflusso di sangue arterioso ai corpi cavernosi, originati da una lunga lista di condizioni patologiche;
  • Malattie cardiovascolari, di origine ischemica o il diabete mellito, con la sua nota micro e macro-angiopatia diabetica;
  • Malattie neurologiche, che hanno danneggiato o inducono un deficit di trasmissione elettrica degli impulsi nervosi ai corpi cavernosi, come ad esempio la sclerosi multipla;
  • Traumi neurologici, che anche in questo caso impediscono il corretto passaggio degli impulsi nervosi dal sistema nervoso centrale ai nervi penieni (incidenti, traumi spinali, diabete mellito e derivante neuropatia periferica, ecc.);
  • Danneggiamenti irreversibili delle terminazione nervose della prostata, successivi ad intervento di prostatectomia;
  • Una riduzione anomale dei livelli di testosterone (l’ipogonadismo);
  • La formazione di esiti cicatriziali all’interno dei corpi cavernosi, tipica della malattia di La Peyronie;
  • Una o più terapie farmacologiche che influiscono sulla vascolarizzazione o sulla trasmissione nervosa del sistema periferico;
  • L’aumento dell’età e il fisiologico invecchiamento

Come si può vedere bene, la lista è molto lunga, e non copre che una parte delle tante condizioni patologiche o cause scatenanti che possono essere origine della disfunzione erettile di tipo funzionale.

Perché la funzionalità vascolare è importante per la buona erezione del pene?

Il pene umano, pressoché unico caso in tutti i mammiferi e caso rarissimo anche nelle grandi scimmie a cui appartiene, non è dotato di un osso penieno (il noto baculum) che permette l’erezione del suo organo riproduttivo.

L’evoluzione difatti ha da centinaia di milioni di anni fatto perdere all’Homo Sapiens il baculum, a tutto vantaggio di un sofisticato meccanismo d’erezione che non si basa sulla rigidità di un osso erettile, bensì su un raffinato sistema idraulico, che usa il sangue arterioso come una vera e propria ‘pompa volumetrica’.

All’interno del pene, in posizione flaccida e morbida quando a riposo, vi sono due cilindri di tessuto particolarmente elastico e molto permeabile, chiamati corpi cavernosi.

Questi corpi cavernosi, nelle giuste condizioni psicofisiche, si riempiono di sangue arterioso proveniente dalle arterie peniene, gonfiandosi ed aumentano di volume, facendo dunque irrigidire il pene, che diviene eretto e di lunghezza e volume molto maggiori rispetto alla sua posizione di riposo.

Questo meccanismo sofisticato è permesso da un complesso sistema neurovascolare, mediato dal comando ormonale e dal desiderio sessuale, che attiva delle reazioni chimiche e muscolari, in un sistema coordinato e sincronizzato, che però ha bisogno di un quantitativo adeguato di sangue arterioso per essere funzionale e funzionante.

Qualsiasi condizione di deficit vascolare, quindi di carenza di afflusso adeguato di sangue arterioso, specie alle arterie peniene, può provocare, di rimando, un problema all’aumento di volume dei corpi cavernosi, che non riescono a ‘riempirsi’ adeguatamente di sangue, a tutto discapito della qualità dell’erezione.

Una delle cause principali di questo deficit vascolare è il diabete mellito, cioè quella grave patologia endocrina che causa incapacità del corpo nella normale gestione del glucosio.

Non è un caso che proprio la disfunzione erettile sia uno dei sintomi immediatamente percepiti dal paziente e che spesso porta alla diagnosi del diabete.

La prostatectomia e il danneggiamento delle terminazioni nervose che regolano la funzionalità erettile: è sempre un problema?

Il carcinoma della prostata è il tumore maschile più comune dopo i 50 anni d’età, con un tasso di diffusione pressoché eguale in tutti i Paesi occidentali, in cui rimane, in assoluto, il tumore più frequente in tutti gli uomini.

Solo in Italia, la media dei nuovi casi diagnosticati è di oltre 36.000 l’anno, quasi tutti in pazienti over 50: questo tipo di tumore infatti, nei pazienti giovani, è un evento molto raro.

Il tumore della prostata origina ovviamente da una cellula del tessuto prostatico, cioè la piccola ghiandola adesa alla vescica, presente solo nell’apparato uro-genitale maschile, che ha il compiuto di produrre gran parte del liquido di protezione e nutrimento necessario agli spermatozoi per raggiungere in sicurezza l’utero femminile dopo essere stati eiaculati.

Non c’è ancora una causa nota per l’insorgenza del tumore che, in ogni caso, sembrerebbe quasi del tutto inevitabile, per i soggetti maschili, andando avanti con l’età: se la possibilità di trovare cellule tumorali nei pazienti over 50 è difatti del 40% (già tasso molto alto) tale percentuale s’impenna al 60% nei pazienti over 60, per arrivare praticamente vicina al 100% nei pazienti ottuagenari.

Fortunatamente, il carcinoma della prostata è un tumore a lenta o lentissima evoluzione, che quasi sempre rimane localizzato, entro i limiti della ghiandola prostatica, dando dunque solo raramente origine a metastasi.

Sebbene possa essere trattato anche con altre terapie non chirurgiche, il carcinoma della prostata vede come intervento d’elezione la prostatectomia, cioè l’asportazione tout-court della ghiandola, con la successiva anastomosi vescico-uretrale.

La prostatectomia è uno degli interventi oncologici al momento più studiati, perfezionati ed avanzati in tutta la Chirurgia Oncologica: i numeri elevatissimi del carcinoma alla prostata e l’interesse che esso si porta con sé, sia a livello numero che di grande base clinica, ha fatto sì che la prostatectomia venisse, negli ultimi decenni, raffinata sempre più, sino a raggiungere i canoni attuali, quasi del tutto mini-invasivi e molto più sopportabili per il paziente nel post-operatorio.

Tuttavia, sebbene molto avanzato e spesso anche robotizzato, l’intervento di prostatectomia, pur eseguito con una speciale tecnica rispettosa dei tessuti sani attorno alla ghiandola (la tecnica 'nerve-sparing'), in una grande percentuale dei casi ha come effetto collaterale l’insorgenza di disfunzione erettile nel paziente.

Questo perché la ghiandola prostatica è essenzialmente avvolta da una ricca terminazione nervosa e muscolare, responsabile proprio del meccanismo dell’erezione del pene che, se danneggiata, può interrompere il suo collegamento elettrico col sistema nervoso centrale e non funzionare dunque più correttamente.

I dati più attendibili ci dicono che, mediamente, tra un 25% ed un 80% dei pazienti operati di prostatectomia, seppur in modalità ‘nerve-sparing’ non riescono più a raggiungere una buona riabilitazione sessuale.

Questo dato è piuttosto critico, anche nella fase terapeutica, poiché il danneggiamento della terminazione nervosa in seguito alla prostatectomia è essenzialmente insensibile non solo a qualsiasi tentativo di terapia farmacologica a base di vasodilatatori, ma anche alle avanzate terapie con onde d’urto.

La disfunzione erettile causata da un intervento di prostatectomia è, assieme alla disfunzione causata da diabete mellito, la causa principale delle disfunzioni erettili considerate ‘gravi’, cioè difficili da riabilitare con le comuni terapie farmacologiche.

Quand’è che la disfunzione erettile si considera ‘grave’?

In Medicina Andrologica, per disfunzione erettile di tipo ‘grave’ s’intende una disfunzione erettile che non risponde alle tradizionali cure riabilitative, basate sulle terapie farmacologiche oppure fisiche, ad esempio con onde d’urto a bassa intensità.

È una disfunzione erettile solitamente data da gravi condizioni di diabete mellito, che hanno irrimediabilmente danneggiato le connessioni vascolari dei corpi cavernosi, oppure da una prostatectomia radicale con irreversibile danneggiamento della terminazione nervosa che regola il comando dell’erezione del pene.

Attualmente, il percorso riabilitativo per pazienti oncologici che hanno effettuato una prostatectomia, anche con tecnica di ‘nerve-sparing’, è abbastanza incerto: la statistica ci dice che vi è un’ampia forbice di casi clinici, dal 25% all’80%, che non riescono più a riprendere una buona attività sessuale, anche con le avanzate terapie farmacologiche disponibili.

Questi casi, gravi perché essenzialmente incurabili, non possono beneficiare neppure del trattamento rigenerativo basato su onde d’urto a bassa intensità, che si rivela inutile in caso di danneggiamento della terminazione nervosa prostatica.

Ecco perché la Chirurgia, nel corso degli anni, ha sviluppato una soluzione atta proprio a superare i limiti intrinseci della Medicina attuale, nel tentativo di riportare i pazienti affetti da grave disfunzione erettile ad una ripresa ottimale della loro vita sessuale.

La protesi peniena e la soluzione radicale alla disfunzione erettile

La protesi peniena è un dispositivo chirurgico che ha lo scopo di ripristinare la naturale erezione del pene, integrandosi perfettamente nell’apparato uro-genitale del paziente.

Si tratta di una protesi ad alta bioingegneria, assolutamente invisibile all’esterno e che si adatta in maniera anatomicamente corretta alla conformazione genitale del paziente, permettendo di risolvere in maniera radicale i casi gravi di disfunzione erettile, che ormai non rispondono più alla terapia farmacologica.

Presente come soluzione già da diversi decenni, negli ultimi anni l’evoluzione dei materiali e il costante miglioramento della tecnica chirurgica d’impianto ha permesso all’intervento di protesi peniena di divenire a tutti gli effetti mini-invasivo, ottimamente tollerato da pressoché ogni paziente.

La protesi peniena è, attualmente, l’unica cura possibile per tutti i casi gravi di disfunzione erettile, ad esempio causati da:

  • Diabete mellito grave, con irreversibile angiopatia diabetica e atrofizzazione dei corpi cavernosi;
  • Ischemie e cardiopatie, inclusa l’ipertensione, che causano un costante ed irriducibile deficit vascolare alle arterie peniene;
  • Neuropatie specifiche, come ad esempio la sclerosi multipla;
  • Traumi od incidenti che hanno interrotto la trasmissione nervosa del sistema nervoso centrale alle terminazioni pelviche che regolano il meccanismo dell’erezione;
  • Intervento di prostatectomia che ha danneggiato irreversibilmente i gangli nervosi e il delicato sistema vascolare pelvico;
  • Interventi urologici o proctologici, che hanno danneggiato le terminazioni nervose prostatiche;
  • Riabilitazioni post-prostatectomia fallite;
  • Casi gravi di malattia di La Peyronie, con la formazione di tessuto cicatriziale interno ai corpi cavernosi che rende impossibile, o estremamente difficile, l’erezione.

Per tutti questi casi gravi, che altrimenti non avrebbero alcuna speranza di miglioramento, l’intervento di impianto di protesi peniena si rivela spesso l’unica terapia possibile, per ritornare ad una normale vita sessuale.

Quanti tipi di protesi peniena esistono in commercio?

Attualmente, esistono sul mercato due tipologie di protesi peniena, entrambe ormai di altissimo livello tecnologico e che garantiscono parimenti eccellenti risultati meccanici:

  • Le protesi a volume costante;
  • Le protesi a volume variabile

Le protesi a volume costante sono protesi che, come del resto il nome lascia bene intendere, hanno una dimensione fissa, e che potremmo definire ‘sempre rigide’.

Sono formate essenzialmente da una coppia di cilindri solidali, contenenti un’anima metallica, posizionati all’interno dei corpi cavernosi.

La rigidità dei cilindri garantisce la rigidità costante del pene, che grazie all’anima metallica, può essere comodamente messo a riposo e posizionato senza problemi nell’intimo.

Questo tipo di protesi, sempre pronto all’uso, si può attivare in un attimo con un rapido gesto, del tutto naturale ed invisibile alla partner, permettendo dunque l’inizio immediato del rapporto sessuale.

Le protesi peniene a volume costante sono le protesi che garantiscono eccezionali livelli di rigidità, efficienza e durabilità nel tempo.

Le protesi a volume variabile funzionano con un altro presupposto fisico, non dissimile da quello che viene usato dal nostro corpo per la naturale erezione del pene.

Sono costituite essenzialmente da tre componenti, uniti tra di loro per mezzo di sottili tubicini:

  • Due cilindri espandibili, posizionati nei corpi cavernosi del pene;
  • Un piccolo serbatoio contenente soluzione fisiologica, posizionato vicino alla vescica;
  • Una piccola pompetta, posizionata nello scroto

Con un rapido ed impercettibile movimento di attivazione della pompetta, il liquido contenuto nel serbatoio passa ai cilindri dei corpi cavernosi, gonfiandoli e dunque facendo indurire il pene.

A rapporto finito, sempre agendo sulla pompetta, i cilindri vengono svuotati, e il liquido ritorna dunque nel serbatoio, pronto per un nuovo ciclo.

Un meccanismo essenzialmente uguale a quello naturale, mediato però non dal sangue arterioso, ma dal liquido fisiologico a circuito chiuso della protesi.

La protesi a volume variabile permette dunque di ottenere erezioni assolutamente naturali, con il grande vantaggio di governare in ogni momento l’indurimento del pene che, quando non usato per l’attività sessuale, può rimanere comodamente in posizione flaccida, non dissimilmente dalla normalità.

Esiste una protesi peniena migliore di un’altra?

No, entrambe le tipologie di protesi sono valide e funzionali, ed entrambe garantiscono, se ben posizionate, la risoluzione radicale della disfunzione erettile di tipo grave.

Tutte e due le protesi di fabbricazione moderna sono costruite in materiali biocompatibili, sicuri e durevoli, e tutte e due hanno eccezionali caratteristiche di resistenza meccanica e comfort per il paziente.

Hanno, questo è vero, caratteristiche differenti, che sono tenute in considerazione dal Chirurgo Andrologo in fase di valutazione della condizione del paziente.

L’uso dell’una o dell’altra tipologia di protesi è pertanto di esclusiva competenza medica, ed è deciso dal Chirurgo Andrologo dopo l’opportuna valutazione andrologica del candidato all’impianto di protesi peniena.

La protesi peniena viene impiantata con un intervento chirurgico ospedaliero?

Sì, la protesi peniena richiede un accesso chirurgico eseguito in sala operatoria, eseguito da un Chirurgo Andrologo esperto e da un’equipe di sala altrettanta esperta nell’impianto della protesi.

L’intervento richiede un’anestesia spinale con sedazione oppure un’anestesia generale, ed è eseguito in circa 40-60 minuti.

Il paziente è subito vigile e cosciente dopo l’intervento, ed è tenuto una notte in osservazione in clinica, per poi essere dimesso dopo 24-48 ore

La riabilitazione e la convalescenza sono molto rapide, e durano circa cinque settimane, durante le quali il paziente è istruito all’utilizzo della nuova protesi.

Al termine della convalescenza, il paziente può tornare liberamente all’attività sessuale.

La protesi peniena è durevole nel tempo?

Assolutamente sì: i nuovi materiali bio-compatibili con i quali le nuove protesi peniene sono costruite garantiscono ottimi livelli di sicurezza, con eccellenti prestazioni e resistenze meccaniche che si rivelano avere una lunghissima vita media.

I dati clinici riferiscono che oltre l’80% delle protesi è ancora perfettamente funzionante a 10 anni dal loro posizionamento, non richiedendo quindi alcuna revisione chirurgica.

Chi è il Medico che può aiutarmi per l’intervento di protesi peniena?

L’impianto di protesi peniena è una specialità della Chirurgia Andrologica, cioè quella parte dell’Urologia che ha come scopo la soluzione chirurgica dei problemi uro-genitali squisitamente maschili, come è per l’appunto la disfunzione erettile di tipo grave.

Il Medico a cui bisogna rivolgersi per una valutazione sul possibile intervento di impianto di protesi peniena è dunque il Chirurgo Andrologo, cioè un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato poi nella Chirurgia Andrologica.

Soffri di disfunzione erettile grave?
Potresti essere candidato per l’impianto di protesi peniena

Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, perfezionato nella Chirurgia Andrologica e nella cura della disfunzione erettile grave, che obbliga all’unica soluzione realistica ed efficace, cioè l’inserimento di una protesi peniena di ultima generazione.

In oltre trent’anni di esercizio dell’arte medica, spesso su pazienti con gravi problemi di disfunzione erettile dovuti all’angiopatia causata diabete mellito oppure ad una passata prostatectomia che ha danneggiato gravemente i nervi prostatici, il Dottore ha acquisito grande esperienza nell’intervento chirurgico di protesi peniena, affinandolo e rendendolo indolore per i suoi pazienti, con tempi di recupero rapidi e un eccellente ritorno all’attività sessuale, in tutta sicurezza e con la massima soddisfazione del paziente.

Puoi dunque affidarti a lui per la valutazione del tuo caso clinico, avendo la sicurezza di essere visitato ed accolto da un Medico competente, empatico, amichevole e che, soprattutto, metterà sempre il tuo interesse e benessere prima di tutto.

Per riportarti ad una vita sessuale felice, serena e completa, per te e per la tua compagna o il tuo compagno.

Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).

Il Chirurgo Andrologo su cui puoi contare sempre, a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, specialista in Urologia che da oltre trent'anni assiste e si prende cura dei pazienti affetti da condizioni patologiche molto sentite e sensibili, come ad esempio la disfunzione erettile, la riabilitazione sessuale post-prostatectomia, la malformazioni congenite del pene e l'incurvamento dello stesso dovuto alla malattia di La Peyronie.

Nei suoi studi di Trieste, Cervignano del Friuli (UD), Carbonera (TV), Pozzonovo (PD) e Galatone (LE), tutti dotati dei più sofisticati macchinari elettromedicali di diagnostica e di terapia fisica, il Dottore può aiutarti a risolvere molti problemi andrologici, come ad esempio:

Il Dottore, da oltre trent'anni, è perfezionato nell'impianto di protesi peniena, sia a volume costante che variabile: un intervento chirurgico di alto livello, in grado di risolvere una volta per tutte la disfunzione erettile di tipo grave, che non risponde alla terapia fisica oppure farmacologica.

Se sei un paziente che ha subito una prostatectomia radicale, dalla riabilitazione difficile, oppure un paziente diabetico grave, con una disfunzione erettile ormai incurabile con la moderna terapia farmacologica, il Dott. Massimo Capone può aiutarti a tornare ad un'appagante e completa attività sessuale, grazie all'impianto protesico assolutamente invisibile, in grado di permetterti nuovamente una soddisfacente vita sessuale, per te e la tua partner.

Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).

Ricorda sempre che, al contrario di quel che comunemente si pensa (che non ha alcun riscontro reale e scientifico), l'attività sessuale dell'uomo non deve per forza terminare o diminuire di quantità e qualità con l'avanzare dell'età, anzi: il benessere sessuale è un concetto di fondamentale importanza per mantenere ottimi livelli di qualità di vita, e il Dott. Massimo Capone, da oltre trent'anni, si impegna quotidianamente per aiutare i suoi pazienti a stare bene, sia fisicamente che psicologicamente.

ecco dove trovi gli studi del dott. massimo capone

Contenuti sanitari scritti da umani
Tutti gli articoli sanitari presenti in questo sito sono stati scritti da Medici o informatori sanitari.
Le informazioni sanitarie sono date secondo i principi di scienza e coscienza, senza ausilio di algoritmi generativi.
Tutti gli articoli sanitari sono materiale originale, attendibile, verificato e inviato all'Ordine provinciale di appartenenza.
Nessun articolo è stato scritto, anche parzialmente, da un'intelligenza artificiale generativa.

Disegni anatomici opera di artisti umani
Tutti i disegni anatomici e le tavole mediche presenti nel sito sono stati realizzati da artisti scientifici, in possesso di Diploma Accademico rilasciato da un istituto AFAM e che hanno regolarmente superato gli esami universitari dei corsi obbligatori di Anatomia Artistica.
Nessuna tavola anatomica o disegno illustrativo presente nel sito è stato realizzato da un software di intelligenza artificiale generativa.
Le tavole anatomiche di questo sito sono quindi materiale artistico-scientifico verificato e attendibile, sempre approvato da un Medico regolarmente abilitato alla professione.

Assistente Medico Odontoiatrico

Vuoi un aiuto rapido? Chiedi al Dr. AMO!

Il Dr. AMO è il software di AI integrato in questo sito: un vero e proprio assistente Medico virtuale, che può aiutarti a trovare le informazioni sanitarie di cui hai bisogno.
È stato programmato da Medici, tecnici informatici e informatori sanitari con l'obiettivo di aiutarti a trovare le informazioni sanitarie che stai cercando, in maniera rapida e veloce.
Il Dr. AMO ti può fornire aiuto e supporto in ogni momento, e può aiutarti a trovare rapidamente le risposte alle tue domande, nonché può aiutarti a prenotare una visita con lo studio.
Tutte le informazioni che ti da il Dr. AMO provengono da un database originale di contenuti medici e sanitari, verificato da un Medico regolarmente abilitato alla professione, e l'AI è stata addestrata con la direttiva principale di proteggere la tua vita e la tua salute.

Puoi chiedere aiuto in ogni momento al Dr. AMO, cliccando sul pulsante che trovi al lato di ogni pagina del sito.

Chirurgo Andrologo cura della disfunzione erettile e dell'infertilità
Quindi ricorda che...
  • il pene è l'organo riproduttivo maschile che, assieme ai testicoli e alla prostata, compone l'apparato sessuale dei mammiferi, uomo incluso;
  • al contrario degli altri mammiferi, l'uomo non è dotato dell'osso penieno (il baculum) e il meccanismo dell'erezione è demandato perciò ad un complesso sistema idraulico, che sfrutta la circolazione arteriosa;
  • all'interno del pene, due cilindri eguali e paralleli di tessuto permeabile ed elastico, i corpi cavernosi, nelle giuste condizioni sono irrorati di sangue dalle arterie peniene, dando luogo all'erezione;
  • per ottenere la giusta erezione del pene, molti fattori organici e psicologici devono essere presenti, ed ognuno ha la sua importanza;
  • la disfunzione erettile è l'incapacità o la grande difficoltà ad ottenere una buona erezione per iniziare e continuare il rapporto sessuale;
  • la disfunzione erettile è un sintomo, che a sua volta è causato da una disfunzione, fisica oppure psicologica, a monte;
  • le cause principali della disfunzione erettile possono essere organiche oppure psicologiche, e possono colpire soggetti anche ancora giovani;
  • statisticamente, la disfunzione erettile è più probabile nei soggetti over 50, questo per via dell'aumentare della possibilità di patologie specifiche (come il carcinoma della prostata) oppure per altre patologie che necessitano di cure farmacologiche, a loro volta peggiorative del meccanismo dell'erezione;
  • le patologie solitamente più comuni che possono causare la disfunzione erettile sono il diabete mellito, i problemi cardiovascolari, le patologie ischemiche, le patologie neuromuscolari, i danneggiamenti della terminazione nervosa della prostata successivi all'intervento di prostatectomia;
  • i deficit vascolari possono essere trattati con terapia farmacologica sistemica, che può garantire un ottimo ritorno alla normale vita sessuale;
  • la terapia farmacologica si rivela sostanzialmente inutile nei casi di danneggiamento della terminazione nervosa prostatica, oppure nei cadi di end stage penis dovuto al diabete mellito;
  • si intende disfunzione erettile di tipo grave quella disfunzione erettile che non risponde alla cura farmacologica e che risulta insensibile a qualsiasi tentativo di riabilitazione;
  • la disfunzione erettile di tipo grave può essere trattata con l'impianto delle moderne protesi peniene;
  • la protesi peniena è un dispositivo chirurgico in grado di simulare la normale erezione del pene, permettendo dunque il ritorno alla normale vita sessuale;
  • esistono due tipi di protesi peniena: a volume costante e a volume variabile, ed entrambe le tipologie sono funzionali ed efficaci;
  • il medico specialista per diagnosticare e risolvere chirurgicamente la disfunzione erettile grave è il chirurgo andrologo, cioè il medico urologo perfezionato nell'andrologia

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.

Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Andrologo a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:

venerdì 14 marzo, 2025

Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia.

In oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica, il Dottore ha focalizzato la sua ricerca scientifica sui dismorfismi dell'apparato sessuale maschile, studiando approfonditamente tutte le condizioni, congenite o patologiche, in grado di infliciare pesantemente sulla qualità della vita sessuale dei suoi pazienti, come ad esempio la disfunzione erettile di tipo grave, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie.

Un medico empatico, amichevole, in grado di mettere a proprio agio i propri pazienti anche in caso di visite particolari, per problemi molto sentiti sulla sessualità e sulla vita di coppia, che spesso causano non solo grandi disagi fisici, ma anche (e soprattutto, in certi casi) psicologici.

Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone  (Lecce), il Dottore aiuta giornalmente tanti pazienti che si rivolgono a lui in condizioni spesso di grande sofferenza, sia fisica che psicologica, gravati da importanti episodi di disfunzione erettile grave, di infertilità maschile e di malformazioni congenite al pene.

ti potrebbero interessare anche i seguenti contenuti:
Senti cosa dicono del Dottore i suoi pazienti su mioDottore.it:
X
Contatta il Dott. Massimo Capone