Chirurgia Andrologica e Sessuologia
La malattia di La Peyronie e l'incurvamento del pene

Chirurgia Andrologica Urologo d'eccellenza

La malattia di La Peyronie

La patologia che fa incurvare il pene in maniera innaturale
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Esiste una specifica patologia chiamata malattia di La Peyronie che, similmente all’incurvamento congenito del pene, può deformare così tanto la tua asta da rendere pressoché impossibile il normale rapporto sessuale penetrativo.

Leggi questa pagina per scoprire che cos’è la malattia di La Peyronie: da cosa è dipesa, come si manifesta, come si diagnostica e come si può curare.

Che cos’è il pene?

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Il pene è l’organo di riproduzione dei mammiferi e, in generale, degli animali differenziati a livello sessuale.

Si contrappone, a livello genitale, alla vagina e al canale vaginale femminile, ed è un organo selezionato dall’evoluzione per complementarsi ad esso, rendendo dunque possibile la riproduzione sessuata.

Il pene è essenzialmente composto da quattro parti, unite tra di loro fino a formare un organo di dimensione grossomodo cilindrica:

  • Due cilindri paralleli ed estendibili, chiamati corpi cavernosi;
  • Una punta arrotondata che unisce questi due cilindri, chiamata glande;
  • Un tubicino interno chiamato uretra, che sfocia in un’apertura del glande chiamata meato, connesso direttamente alla prostata e alla vescica;
  • Del tessuto cutaneo di rivestimento e protezione, sia dell’asta che del glande, chiamato prepuzio.

Caratteristica comune a tutti i mammiferi è che il pene è un organo estendibile: in posizione di riposo, quindi quando non utilizzato per l’accoppiamento, è più corto e ritirato, mentre durante l’atto sessuale diviene molto più lungo, per inserirsi idoneamente nel canale vaginale femminile.

A differenza di tutti gli altri mammiferi e le grandi scimmie di cui fa parte, l’essere umano non è dotato di un osso estendibile che permette l’erezione del pene (il baculum), ma il suo meccanismo erettile è governato da un complesso e sofisticato sistema idraulico, che sfrutta la circolazione arteriosa per gonfiare e far aumentare di volume i corpi cavernosi, che compongono l’asta del membro.

Che cos’è la malattia di La Peyronie?

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La malattia di La Peyronie, chiamata anche in ambito accademico induratio penis plastica, è una condizione patologica dei corpi cavernosi del pene, descritta per la prima volta dal Chirurgo da campo francese François Gigot de La Peyronie, al servizio delle truppe del Re Luigi XV.

Il Medico francese  ne ipotizzò l’origine legata traumi occorsi durante l’attività sessuale (l’abus des plaisirs ardents) il che si rivelò, alla luce delle attuali conoscenze, una straordinaria intuizione.

L’osservazione di La Peyronie sulla deformazione dell’asta del pene in seguito alla formazione di queste placche fibrotiche si rivelò corretta, e la malattia dunque prende il suo nome.

Al contrario dell’incurvamento congenito del pene, dovuto invece ad una conformazione già presente alla nascita, la malattia di La Peyronie è dunque una vera e propria patologia acquisita nel corso della vita: la differenza tra le due condizioni, all’apparenza similari, è di estrema importanza in sede di diagnosi clinica.

Consigli andrologici e urologici

Sebbene possano apparire, ad una prima vista, condizioni uguali, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie hanno cause completamente differenti.

Difatti, mentre nell'incurvamento congenito del pene i corpi cavernosi nascono già dismorfici e deformati, nella malattia di La Peyronie essi sono inizialmente normali, ma diventano distorti a seguito di un'infiammazione che ha causato la formazione di placche fibrotiche retraenti.

Possiamo dunque affermare che la malattia di La Peyronie è a tutti gli effetti una patologia, quindi acquisita secondariamente durante il corso della vita, mentre l'incurvamento congenito del pene è una malformazione che, in molti casi, non crea problemi di tipo funzionale o sessuale.

Da cosa è causato l’incurvamento del pene dovuto alla malattia di La Peyronie?

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La malattia di La Peyronie è un incurvamento innaturale del pene dovuto alla presenza di placche fibrotiche di origine cicatriziale, interne ai corpi cavernosi, la cui origine non è ancora del tutto nota alla Medicina.

La formazione di queste placche, che come tutte le cicatrici sono retraenti (da qui la deformazione dell’asta del pene) si sospetta avvenga in seguito a un trauma, o spesso una serie di micro-traumi costanti e frequenti, che causano una risposta infiammatoria dei tessuti dei corpi cavernosi.

L’origine incerta dell’insorgenza delle placche, e dunque della malattia di La Peyronie in sé, ha storicamente frenato la ricerca medica e la messa punto di una cura specifica.

Premesso ciò, esistono comunque dei fattori di rischio ormai accertati dall’esperienza clinica e dalla statica che, se non causa originaria della patologia, possono comunque essere elementi d’insorgenza della stessa.

Tali fattori di rischio sono:

L’ereditarietà, poiché è stato ormai clinicamente dimostrato che, anche se non è possibile ovviamente ereditare tessuto cicatriziale, vi è una predisposizione di origine familiare all’insorgenza della patologia;

Alcune particolari patologie del tessuto connettivo, come ad esempio i pazienti affetti dal morbo di Dupuytren;

Il tabagismo, poiché le oltre 2000 sostanze tossiche che vengono assorbite dal corpo alla combustione del tabacco hanno effetti seri e duraturi sul sistema circolatorio e sull’ossigenazione dei tessuti;

L’invecchiamento fisiologico, poiché sebbene possa svilupparsi a qualsiasi età, la malattia di La Peyronie si manifesta con particolare rilevanza statistica nei pazienti over 50, spesso per via degli inevitabili cambiamenti della tonaca albuginea del pene;

Diabete mellito: nei pazienti diabetici la malattia è più frequente del 30% rispetto ai pazienti sani.

Come si diagnostica la malattia di La Peyronie?

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I pazienti affetti dalla malattia di La Peyronie non sempre sanno riconoscere con precisione l’inizio della sintomatologia.

ciò complica complica l’anamnesi per il Medico per l’impossibilità di collocare la storia clinica del Paziente all’interno della fase attiva o di stabilizzazione della malattia

Dato che le cicatrici del corpo, tutte nessuna esclusa, sono essenzialmente formate da collagene indurito (fibrotico), e che esso è, per la sua natura, retraente, spesso nei pazienti affetti dalla malattia di La Peyronie la presenza delle placche all’interno del pene è facilmente apprezzabile.

Tale presenza diviene evidente e clinicamente certa all’esame ecografico: la presenza di tessuto fibrotico inspessito è solitamente inconfondibile per il Medico, che può dunque procedere con sicurezza ad una diagnosi precisa della malattia di La Peyronie, differenziandola invece dall’incurvamento congenito del pene.

Durante la visita clinica, eseguita da un Medico Andrologo, devono essere valutati i seguenti parametri clinici:

  • La presenza delle placche, mediante la palpazione del pene;
  • La valutazione dell’incurvamento dato dalle placche, con la misurazione dei gradi di curvatura dell’asta;
  • Una misura del pene sia in condizione di flaccidità che di erezione;
  • Un esame EcoColorDoppler, eseguito dinamico (cioè dopo somministrazione di prostaglandina E1) per valutare la vascolarizzazione del pene;
  • La valutazione psicologica e sessuologica del paziente, per indagare ed essere consapevoli della reale condizione che la malattia provoca alla sua vita sessuale e relazionale
Consigli andrologici e urologici

La malattia di La Peyronie è carattarizzata da due fasi distinte: la prima chiamata attiva, la seconda di stabilizzazione.

La fase attiva, solitamente dolente e molto lunga, è quella in cui i corpi cavernosi si infiammano e cominciano il processo di reazione che, nella quasi totalità dei casi, porterà alla formazione di placche fibrotiche retraenti.

La seconda fase, quella di stabilizzazione, è caratterizzata dalla scomparsa del dolore ma dal consolidamento delle placche fibrotiche, che divengono dunque permanenti.

Non è comunque detto che la formazione delle placche comporti un incurvamento evidente del pene, oppure un suo incurvamento così pronunciato da rendere dolorosa e difficile l'erezione con la penetrazione sessuale.

Che sintomi dà la malattia di La Peyronie?

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La malattia di La Peyronie si sviluppa in due fasi distinte, entrambe con sintomatologia differente e peculiare.

La prima fase, chiamata fase attiva, è la fase d’insorgenza della patologia, e comincia subito dopo l’infiammazione che ha avuto origine dal danneggiamento dei tessuti dei corpi cavernosi.

In questa fase il paziente sperimenta dolore diffuso al pene, spesso sordo e notturno, che può aumentare con l’erezione e che può durare anche molto tempo, dai sei ai diciotto mesi, possono manifestarsi le placche fibrotiche e comparire l’incurvamento.

La fase attiva si tramuta poi in fase di stabilizzazione, dove il dolore si attenua per poi dissolversi, e la formazione delle placche cicatriziali si consolida nell’85-90% dei casi noti.

Solo una piccola parte dei pazienti, attorno al 10-15%, conclude la fase attiva senza la formazione di placche fibrotiche evidenti nè deformazione del pene

Nella fase di stabilizzazione la malattia diviene cronica: l’incurvamento del pene non subisce ulteriori variazioni, le placche non vanno incontro a progressione ma semmai a calcificazione.

In questa fase è possibile prendere in considerazione la correzione chirurgica senza correre il rischio di una uletriore progressione della curvatura.

Nella maggior parte dei casi, comunque, la curvatura, anche se importante, permette ancora i rapporti sessuali penetrativi e, a parte la modifica estetica del pene, non dà origine ad altra sintomatologia o problematica.

In alcuni casi, però, alla curvatura dell’asta si possono associare presenza ben palpabile di placche dure e fibrotiche sotto la pelle del pene, dolore locale durante l’erezione e difficoltà della stessa.

Come si può curare la malattia di La Peyronie?

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Purtroppo, l’incertezza sui meccanismi che sono all’origine della malattia di La Peyronie ha da sempre frenato la ricerca medica e, di conseguenza, la scoperta di una cura o almeno di protocolli di trattamento validi a nche solo a scopopalliativo.

La fase attiva della malattia di La Peyronie può essere alleviata con la somministrazione di cortisonici e l’uso delle onde d’urto a bassa intensità, che hanno risvolti benefici sul dolore tipico di questa fase.

Queste terapie, comunque, sono esclusivamente sintomatiche, e non impediscono la formazione del tessuto cicatriziale fibrotico.

I pazienti che non vanno poi incontro a una deformazione apprezzabile del pene durante la fase di stabilizzazione e che dunque non risentono degli effetti della retrazione cicatriziale delle placche, non hanno bisogno di nessun tipo di terapia.

Per i pazienti che invece sperimentano un incurvamento del pene, cioè la maggioranza dei casi clinici, la valutazione di questa deformazione è sempre necessaria per stabilire la possibilità o meno d’intervenire chirurgicamente per la correzione della deviazione.

Allo stato attuale della Medicina,  un unico farmaco è stato registrato per il trattamento delle lesioni della malattia di La Peyronie: la collagenasi di clostridium histolyticum (nome commerciale Xiapex™), che attualmente è indisponibile in Europa.

per tutti gli altri trattamenti proposti le evidenze scientifiche di efficacia sono scarse, e pertanto ll’unica soluzione possibile, se necessaria, è chirurgica, e prende il nome di corporoplastica.

L’intervento chirurgico, giova ripeterlo, è prescritto dal Medico solo se si verificano una serie di fattori concomitanti, tra i quali:

  • Incurvamento dorsale del pene maggiore di 45°, oppure laterale/ventrale maggiore di 35°, tale da rendere difficoltoso o impossibile il rapporto penetrativo;
  • Dolore durante l’erezione, o difficoltà della stessa;
  • Disagio psicologico importante del paziente, che comincia a manifestare sintomi di depressione o sviluppare una vera e propria dismorfofobia peniena.

Non tutti i pazienti affetti dalla malattia di La Peyronie sono dunque candidabili all’intervento chirurgico di correzione, poiché non tutti i pazienti sperimentano gli stessi sintomi e, anche in presenza di incurvamenti similari, non tutti i pazienti e le loro partner danno la stessa importanza, sia dal punto di vista funzionale che sessuale, alla loro condizione.

Il rapporto sessuale penetrativo è visto e sentito in maniera differente da paziente a paziente, e molto incide anche la sua stabilità affettiva con la partner, e questo indicatore deve obbligatoriamente essere considerato dal Chirurgo Andrologo, che in scienza e coscienza deve proporre l’intervento chirurgico di corporoplastica solo a pazienti la cui indicazione clinica è ben evidente (compresa la loro motivazione psicologica).

Consigli andrologici e urologici

La corporoplastica è l'intervento di correzione chirurgica dell'incurvamento del pene dovuto alle placche fibrotiche della malattia di La Peyronie, ma non sempre è, necessariamente, l'unico intervento possibile per riportare il pene ad una forma normale della sua asta.

Difatti, alcuni incurvamenti possono essere corretti anche con l'impianto di protesi peniena.

Questa possibilità si rende particolarmente interessante specie nei casi in cui l'incurvamento del pene si associa anche ad una disfunzione erettile di tipo grave, che magari non risponde alla terapia fisica oppure farmacologica.

Cos’è l’intervento di corporoplastica?

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L’intervento di corporoplastica è l’intervento chirurgico di Chirurgia Plastica Genitale che ha come scopo il raddrizzamento dell’asta del pene deformata dalla malattia di La Peyronie.

Si tratta di un intervento di alta Chirurgia Andrologica, non pericoloso ma delicato, eseguibile solo da un Chirurgo Andrologo e un’equipe con grande esperienza pregressa, e molte ore di sala operatoria specifiche per questo tipo di operazione.

Allo stato attuale della Medicina e della Chirurgia, non è possibile eliminare con una cura specifica il tessuto cicatriziale.

La corporoplastica può essere eseguita con diverse tecniche operatorie, alcune delle quali messe a punto molti anni fa ma ancora valide, altre invece che sono direttamente correlate allo sviluppo della bio-tecnologia, e che richiedono innesti con specifici impianti bio-compatibili (i grafts).

La corporoplastica, mirando ad appaiare i due corpi cavernosi resi irregolari dalla retrazione cicatriziale delle placche, può essere eseguita con due fini: ridurre il lato convesso del pene, cioè la parte più lunga, oppure allungare il lato concavo, cioè la parte più corta.

Queste ultime tecniche, definite di grafting, sono quelle statisticamente più rare, e sono prescritte solo ad un numero ristretto di pazienti.

Prevedono un’incisione iniziale della parte più corta del pene, con lo sviluppo di un rettangolo o un trapezio, e il successivo innesto di un graft (un tessuto bio-compatibile di origine bovina).

Questo tessuto ha il compito di fare da vero e proprio ponte tra due lembi tessutali e permettere la colonizzazione delle cellule dell’ospite, che a guarigione avvenuta avranno esteso l’area del tessuto originario, ampliandola.

È una tecnica molto avanzata, che ha come vantaggio la correzione dell’incurvamento senza incidere sulla lunghezza del pene, ma non è esente da rischi e complicanze e prevede una necessaria terapia preparatoria e anche post-chirurgica, basata sull’uso del vacuum device.

Questa tecnica, sebbene consenta una risoluzione della problematica nel 90% dei casi trattati, statisticamente ha meno probabilità di applicazione poiché non tutti i pazienti rispondo ai requisiti richiesti in tal caso.

Le tecniche di plicatura, invece, sono le più utilizzate, e sono quelle che presentano, statisticamente, il minor numero di complicanze e una guarigione più veloce.

Si basano sull’accorciamento del lato convesso del pene, mediante l’asportazione di una losanga di tessuto o, alternativamente, l’incisione calcolata dei corpi cavernosi.

Sono tecniche molto affidabili, e ne esistono di diverse scuole chirurgiche: dalla tecnica originaria del Dott. Nesbit, risalente a metà anni ’60 del 1900 ed ancora valida, alle incisioni longitudinali del metodo Yachia, sino alle plicature multiple del metodo Lue.

Queste tecniche comportano una convalescenza rapida e senza bisogno di riabilitazione particolare ma, ovviamente, hanno lo svantaggio di accorciare la lunghezza finale del pene.

Tale lunghezza è facilmente ricavabile prima dell’intervento, e corrisponde alla lunghezza totale del lato più corto del pene.

Comunque, i vantaggi della rimodellazione del pene ottenuta con questa tecnica, specie per i casi importanti di incurvamento, compensano enormemente la riduzione della lunghezza.

Va precisato che l’una o l’altra tecnica chirurgica sono egualmente valide, e possono essere utilizzate entrambe con successo, a seconda della giusta indicazione clinica decisa dal Chirurgo Andrologo.

Qual è il Medico che può aiutarmi in caso di sospetta malattia di La Peyronie?

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Il professionista sanitario specializzato nella malattia di La Peyronie è il Chirurgo Andrologo, cioè un Medico Chirurgo Specialista in Urologia e perfezionato poi nell’Andrologia, ovverosia quella branca della Medicina che studia e cura tutte le patologie squisitamente maschili.

Va necessariamente sottolineato che, essendo una patologia che spesso richiede un accesso chirurgico molto specifico per essere risolta, la malattia di La Peyronie è gestibile pienamente solo da un Chirurgo Andrologo con anni d’esperienza nell’operazione di corporoplastica, che opera con un’equipe altrettanto preparata ed esperta.

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Ricorda sempre che, al contrario di quel che comunemente si pensa (che non ha alcun riscontro reale e scientifico), l'attività sessuale dell'uomo non deve per forza terminare o diminuire di quantità e qualità con l'avanzare dell'età, anzi: il benessere sessuale è un concetto di fondamentale importanza per mantenere ottimi livelli di qualità di vita, e il Dott. Massimo Capone, da oltre trent'anni, si impegna quotidianamente per aiutare i suoi pazienti a stare bene, sia fisicamente che psicologicamente.

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Quindi ricorda che...
  • il pene è l'organo riproduttivo maschile, che con testicoli, prostata e vescicole seminali forma la parte preposta al concepimento del complesso apparato uro-genitale dell'uomo;
  • Il pene umano, al contrario di quello delle altre grandi scimmie e dei mammiferi in generale, non è dotato di un osso penieno per la sua erezione, ma questa è invece garantita da un complesso sistema idraulico, alimentato dal flusso vascolare;
  • il meccanismo dell'erezione è abbastanza complicato, ed è dipeso da attività ormonale, complesse reazioni chimiche e muscolari, impulsi nervosi, flusso arterioso e, ovviamente, il giusto coinvolgimento psicologico;
  • l'erezione del pene è garantita dalla presenza di due cilindri interni all'asta del membro, paralleli e di eguale volume, chiamati corpi cavernosi;
  • col giusto afflusso di sangue, i corpi cavernosi si gonfiano e si induriscono, aumentando di volume e lunghezza e dando origine al pene rigido ed eretto;
  • il pene rigido, in condizioni di normalità, è diritto, lievemente incurvato verso l'alto per meglio adattarsi al canale vaginale femminile;
  • La malattia di la peyronie è una patologia infiammatoria, di origine ancora incerta, che causa un danneggiamento interno dei tessuti dei corpi cavernosi;
  • l'infiammazione della malattia di la peyronie causa la formazione di placche fibrotiche, dure e retraenti, sulla superficie dei corpi cavernosi, che può dare luogo ad una deformazione dell'asta del pene quando esso diviene rigido;
  • la malattia di la peyronie è imprevedibile nella sua evoluzione e nella stabilizzazione delle placche fibrotiche, che possono curvare il pene in maniera più o meno accentuata;
  • non è possibile prevenire la formazione delle placche fibrotiche, una volta che l'infiammazione della malattia di la peyronie è iniziata;
  • in una ristretta quantità di pazienti, circa il 10-15%, la malattia di la peyronie non si manifesta con placche sintomatiche;
  • non sempre gli incurvamenti della malattia di la peyronie sono un ostacolo per l'attività sessuale;
  • incurvamenti modesti dell'asta del pene, solitamente, non danneggiano la possibilità penetrativa, e dunque non richiedono correzioni;
  • l'unica soluzione in caso di incurvamenti gravi dovuti alla malattia di la peyronie è quella chirurgica, mediante l'intervento di corporoplastica;
  • la corporoplastica è un intervento di alta chirurgia andrologica, e ha come obiettivo quello di ripristinare una corretta forma del pene, pareggiando la lunghezza dei corpi cavernosi deformati dalla malattia di la peyronie;
  • il medico specialista nella malattia di la peyronie è il chirurgo andrologo

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.

Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

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Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:

venerdì 14 marzo, 2025

Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia.

In oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica, il Dottore ha focalizzato la sua ricerca scientifica sui dismorfismi dell'apparato sessuale maschile, studiando approfonditamente tutte le condizioni, congenite o patologiche, in grado di infliciare pesantemente sulla qualità della vita sessuale dei suoi pazienti, come ad esempio la disfunzione erettile di tipo grave, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie.

Un medico empatico, amichevole, in grado di mettere a proprio agio i propri pazienti anche in caso di visite particolari, per problemi molto sentiti sulla sessualità e sulla vita di coppia, che spesso causano non solo grandi disagi fisici, ma anche (e soprattutto, in certi casi) psicologici.

Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone  (Lecce), il Dottore aiuta giornalmente tanti pazienti che si rivolgono a lui in condizioni spesso di grande sofferenza, sia fisica che psicologica, gravati da importanti episodi di disfunzione erettile grave, di infertilità maschile e di malformazioni congenite al pene.

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