
Esistono due condizioni che possono causare un’innaturale distorsione e curvatura dell’asta del pene, e hanno cause differenti: la prima è una malformazione congenita, spesso di origine genetica, la seconda è invece una condizione acquisita chiamata malattia di La Peyronie.
Queste due condizioni non sono necessariamente patologiche, però possono causare situazioni in cui la curvatura dell’asta del pene è talmente accentuata da rendere difficoltoso, quando non impossibile, il rapporto penetrativo.
Quando ciò accade, non c’è altro modo, per risolvere il problema, di ricorrere alla correzione chirurgica, mediante un intervento chiamato corporoplastica.
Leggi questa pagina per scoprire tutto sull’incurvamento del pene e su come può essere risolto attraverso la corporoplastica.
Che cos’è il pene?

Il pene è l’organo riproduttivo maschile degli animali, presente dunque nei mammiferi e nell’Homo Sapiens, al pari di tutte le altre grandi scimmie a cui esso appartiene.
Si tratta di un organo dalla forma cilindrica, frutto di una lenta e sofisticata evoluzione e che permette, durante il rapporto sessuale, la penetrazione nella vagina femminile, e dunque l’accoppiamento della specie.
Sebbene abbia caratteristiche comuni, il pene varia per forma, per dimensione e per meccaniche di funzionamento: nell’Homo Sapiens, al contrario di quasi tutti gli altri primati, il meccanismo che porta all’erezione non è governato da un osso penieno (il baculum, presente invece negli altri mammiferi), ma dipende da un raffinato sistema idraulico, che sfrutta la circolazione arteriosa del corpo.
Oltre ad avere scopi puramente riproduttivi e sessuali, il pene viene utilizzato anche per la normale minzione, poiché nella sua asta passa il canale dell’uretra, cioè il tubicino che immette all’esterno i rifiuti biologici dell’urina, provenienti dalla vescica.
Essenzialmente, il pene è composto da quattro elementi:
- L’asta, formata da due cilindri di tessuto eccezionalmente elastico chiamati corpi cavernosi;
- Il glande, cioè la punta del pene a forma di ghianda (da cui il nome), che unisce i due corpi cavernosi e in cui sfocia l’uretra, grazie al meato (l’apertura esterna);
- L’uretra, cioè il canale di connessione con la vescica e con la prostata, che permette il passaggio e l’espulsione dello sperma e dell’urina;
- Il prepuzio e la pelle attorno all’asta, cioè la protezione cutanea del glande e di tutto l’organo.
In condizioni di normalità, il pene rimane nello stato flaccido, mentre con il giusto impulso sessuale, coadiuvato dall’attività ormonale, l’organo avvia il complesso processo che porta al suo irrigidimento, chiamato erezione.
Cosa garantisce la rigidità dell’asta e il suo apparire ‘dritta’?

L’asta del pene è formata da due cilindri paralleli ed eguali, sia per dimensione che per diametro, chiamati corpi cavernosi.
Questi corpi cavernosi, che partono dalla base del pene e si congiungono alla punta per mezzo del glande, sono estremamente permeabili al sangue arterioso, che viene loro garantito dalle arterie peniene.
Con un meccanismo abbastanza complesso, che coinvolge la carica ormonale, l’eccitamento psicologico, la trasmissione nervosa dal sistema centrale e anche alcune reazioni chimiche specifiche, le arterie peniene rilasciano grandi quantità di sangue nei corpi cavernosi che dunque si gonfiano e si espandono, allungandosi e aumentando di volume, dando dunque origine all’erezione.
Poiché i corpi cavernosi sono, in condizioni di normalità, paralleli e di eguale diametro e lunghezza, l’erezione del pene dà origine ad un indurimento rettilineo, lievemente incurvato verso l’alto per meglio adattarsi al canale vaginale.
Qualsiasi deformazione ai corpi cavernosi, sia congenita che acquisita nel tempo, che li rende non più paralleli o simili in dimensione e volume, può avere ripercussioni sulla forma del pene quando esso è rigido, e dare dunque origine all’incurvamento dell’asta.
Che cos’è l’incurvamento congenito del pene?

In Medicina, si definisce incurvamento congenito del pene, o recurvatum congenito del pene, quella condizione, presente già alla nascita del soggetto, per cui l’asta del pene in erezione non si presenta come fisiologicamente dritta, ma tende a curvare in maniera innaturale dorsalmente, verso la parte ventrale oppure verso i lati del membro.
L’incurvamento congenito del pene non è una patologia in senso stretto del termine, ma una malformazione: nella maggior parte dei casi, è una condizione che non dà particolari problemi nella vita sessuale del paziente, e non necessita dunque di alcuna terapia correttiva.
Tuttavia, seppur in una minoranza dei casi noti, questo incurvamento innaturale, soprattutto se supera una certa misura angolare, può provocare disagi nell’attività sessuale penetrativa, oppure disturbare psicologicamente il paziente, che arriva a manifestare una vera e propria condizione di dismorfofobia peniena.
Gli incurvamenti congeniti sino a 45° angolari (meno se ventrali, circa 30-35°) possono essere compatibili con la penetrazione e dunque non richiedere correzione, mentre incurvamenti maggiori possono, rendere difficoltoso se non impossibile il rapporto sesuale: in questi casi la revisione chirurgica è quasi sempre consigliata.
Non tutti gli incurvamenti del pene sono rilevanti dal punto di vista funzionale, e spesso anche dal punto di vista psicologico.
Difatti, incurvamenti che consentono ancora di procedere, senza grossi problemi, all'attività sessuale, generalmente non richiedono alcun tipo di terapia, e non debbono dunque essere percepiti dal paziente come invalidanti.
L'intervento correttivo di corporoplastica viene dunque eseguito solo su casi selezionati, quando vi è un'oggettiva difficoltà nei rapporti sessuali penetrativi oppure quando l'incurvamento del pene causa, a livello psicologico, quella che viene chiamata dismorfofobia del pene.
Una condizione psicologica invalidante, che spesso causa nel paziente un suo stop alle relazioni affettive e, a volte, anche una bassa autostima e produttività sul lavoro.
Da cosa è dipeso l’incurvamento congenito del pene?

Come ogni altra malformazione congenita, l’incurvamento del pene è già presente alla nascita del soggetto, ed è frutto di un comando genetico in fase di formazione dell’organismo.
Del resto, anche se la statistica completa ed attendibile non è disponibile, si ritiene che gran parte dei casi di incurvamento congenito si ripresentino nelle generazioni dei soggetti, a riprova dell’ereditarietà della condizione fisiologica.
Com’è ovvio supporre, l’incurvamento congenito è essenzialmente latente fino allo sviluppo ormonale del ragazzo, che coincide con le sue prime erezioni.
Che cos’è la malattia di La Peyronie?

La malattia di La Peyronie, conosciuta col nome clinico di Induratio Penis Plastica, è una deformazione dell’asta del pene che non ha origine congenita, ma acquisita nel corso della vita, sostanzialmente dovuta alla formazione, all’interno dei corpi cavernosi, di particolari cicatrici (placche) dure e fibrotiche.
Il nome di questa malattia deriva dal suo primo relatore ufficiale, cioè il Chirurgo francese François de La Peyronie che, al tempo medico di campo dell’esercito di Luigi XV, ne descrisse accuratamente la fisiopatologia e anche la sintomatologia.
Essendo tutte le cicatrici del corpo per natura retraenti, anche se la sintomatologia effettiva della malattia di La Peyronie spesso è confusa con l’incurvamento congenito del pene (le due condizioni possono entrambe curvare innaturalmente l’asta), essa è causata dalla retrazione interna di un tessuto cicatriziale, e non da una congenita deformazione dei corpi cavernosi.
Questa differenza sostanziale tra le due situazioni è di fondamentale importanza, ed è compito del Medico Andrologo fare luce sull’esatta origine dell’incurvamento del pene durante la visita andrologica, anche aiutandosi con l’esame ecografico.
Da cosa è causata la malattia di La Peyronie?

L’origine esatta della formazione delle placche fibrotiche all’interno dei corpi cavernosi non è ancora completamente nota alla Medicina, e quest’incertezza sulle reali cause dell’incurvamento acquisito del pene ha, da sempre, frenato anche la ricerca di una terapia mirata.
In linea generale, si ritiene che la formazione delle placche cicatriziali all’interno del pene sia una risposta riparatoria ad un processo traumatico, dovuto probabilmente a micro-lesioni, spesso continuative, che innescano l’inevitabile risposta infiammatoria, con danneggiamento dei tessuti dei corpi cavernosi e la formazione di autentiche cicatrici interne.
Proprio la ritrazione di queste cicatrici, formate essenzialmente da collagene indurito, deforma l’asta del pene durante l’erezione, causandone la curvatura.
Vi sono dei sintomi clinici per la malattia di La Peyronie?

Al contrario dell’incurvamento congenito del pene, che è una condizione di nascita fisiologica del soggetto, la malattia di La Peyronie è invece una vera e propria patologia, quindi un danno secondario dei corpi cavernosi.
Questo fa subito distinguere alcuni sintomi clinici tipici della malattia, che la differenziano nettamente dall’incurvamento congenito, che possono essere:
- La possibile presenza di una placca fibrotica, dunque dura e ben palpabile, sull’asta del pene;
- Dolore diffuso al pene durante la fase infiammatoria della malattia, durante la formazione delle placche fibrotiche;
- Dolore al pene durante l’erezione;
- Un accorciamento anomalo del pene, sia in erezione che durante la fase flaccida;
- Disfunzione erettile
Le placche fibrotiche, a volte ben palpabili sotto la cute del pene ed altre volte invece rilevabili con l’ecografia, sono statisticamente più probabili sulla zona dorsale dell’asta, ma possono comunque presentarsi su tutte le zone del membro.
All’esame ecografico, l’immagine del tessuto fibrotico delle placche appare inconfondibile al Medico Andrologo, e solitamente è la prova certa della presenza della malattia di La Peyronie.
Come si presenta la malattia di La Peyronie?

La malattia di La Peyronie, come del resto qualsiasi altra patologia a carattere infiammatorio, presenta due stadi distinti: la fase attiva e una fase invece di stabilizzazione.
Nella fase attiva, che solitamente inizia con l’evento traumatico che ha provocato il danneggiamento dei tessuti dei corpi cavernosi, il paziente lamenta un dolore diffuso al pene che si fa più accentuato durante l’erezione enelle ore notturne che può perdurare anche per 6-18 mesi.
Durante questa fase acuta, che possiamo anche definire infiammatoria, si assiste alla formazione delle placche cicatriziali all’interno dei corpi cavernosi e, frequentemente alla comparsa dell’incurvamento
Circa un 10-15% dei pazienti guarisce senza conseguenze di rilievo, mentre nei casi restanti la curvatura iniziale del pene può permanere invariata o accentuarsi, eventualmente associandosi alla disfunzione erettile.
Il passaggio alla fase di stabilizzazione coincide con l’assenza di ulteriore peggioramento della curvatura.
Non sono ancora note le cause esatte per cui, in determinate occasioni, i corpi cavernosi iniziano quel processo infiammatorio che porta all'origine della malattia di La Peyronie.
Anche se le cause originarie sono plausibili, cioè traumi o micro-traumi continuativi che stimolano i tessuti del pene ad infiammarsi, l'origine certa della malattia non è nota, e questo ne ha da sempre frenato la ricerca medica, nonché lo sviluppo di una terapia efficace.
In sostanza, ancora adesso, l'unica soluzione possibile per correggere l'incurvamento del pene dovuto alla formazione delle placche fibrotiche è quella dell'accesso chirurgico, per mezzo della corporoplastica o, in alcuni casi, dell'impianto di protesi peniena.
Come si fa diagnosi della malattia di La Peyronie?

La diagnosi della malattia di La Peyronie richiede una visita andrologica, completata con un’ecografia peniena.
Nella fase di anamnesi, il Medico Andrologo deve essere particolarmente attento a stabilire l’origine temporale della deformazione del pene, l’eventuale presenza di dolore (anche in fase flaccida, e non solo elettiva), l’eventuale progressione dell’incurvamento e la presenza di disfunzione erettile.
La visita clinica, in cui il Medico Andrologo accerta la deformazione del pene tramite un esame dinamico (cioè con un’erezione indotta dalla somministrazione della prostaglandina E1, totalmente indolore), deve invece stabilire non solo il grado di curvatura dell’asta, ma anche l’effettiva presenza di placche fibrotiche.
Queste sono rilevate con un’ecografia dell’asta del pene: all’esame video, i margini fibrotici delle placche appaiono inconfondibili al Medico, e stabiliscono con certezza la presenza di malattia di La Peyronie.
La visita è poi completata con l’obbligatoria valutazione sessuologica del paziente.
Difatti, la malattia di La Peyronie, come del resto anche l’incurvamento congenito del pene, solo in casi minoritari richiede un intervento chirurgico di correzione.
Incurvamenti moderati, idealmente sotto i 30° dorsali o i 45° ventrali o laterali, possono essere ancora compatibili con la penetrazione, e dunque non arrecare particolari disagi al paziente.
Tuttavia non per tutti i pazienti la facilità di penetrazione e la penetrazione stessa sono obiettivi fondamentali nell’ambito del rapporto sessuale pertanto, il disagio psicologico indotto dall’anomalia morfologica del pene non ha per tutti la stessa valenza psicologica.
Anche la presenza di disfunzione erettile deve essere pienamente valutata dal Medico Andrologo, poiché essa, se presente, potrebbe invece essere un elemento importante di indicazione chirurgica risolutiva.
Quando è necessario correggere chirurgicamente l’incurvamento congenito o quello dato dalla malattia di La Peyronie?

intervento di corporoplastica
Sia l’incurvamento congenito che quello dato dalla malattia di La Peyronie sono condizioni che devono essere contestualizzate e che danno indicazioni cliniche differenti da paziente a paziente.
Incurvamenti moderati, idealmente inferiori ai 45° dorsali o laterali e ai 30° ventrali, sono generalmente ancora compatibili con la penetrazione e, di norma, non richiedono interventi correttivi.
La situazione cambia quando gli incurvamenti sono molto pronunciati, tali da rendere davvero difficoltoso o impossibile l’atto sessuale penetrativo oppure quando la condizione estetica risulta debilitante e psicologicamente prostrante per il paziente, che sviluppa dunque una vera e propria dismorfofobia peniena, tale da rendergli difficili le relazioni intime.
Anche quando l’incurvamento dovuto alla malattia di La Peyronie causa dolore e difficoltà nell’erezione è spesso indicato l’accesso chirurgico.
Pertanto l’indicazione all’operazione dipende da vari fattori, che peraltro sono soggettivi e cambiano da paziente a paziente, sebbene tutti debbano essere considerati dal Chirurgo Andrologo in sede clinica.
La corporoplastica rientra nelle pratiche di Chirurgia Plastica Ricostruttiva Genitale, e non deve essere confusa con la falloplastica.
Difatti, mentre quest'ultima mira alla modifica volumetrica del pene, cioè all'aumento della sua lunghezza o diametro (anche in condizioni di normalità fisiologica), la corporoplastica ha come scopo quello di riportare il pene ad forma anatomicamente corretta, eliminando dunque il dismorfismo causato dall'incurvamento anomalo dell'asta.
Che cos’è l’intervento di corporoplastica?

La corporoplastica è l’intervento chirurgico, che rientra nel vasto campo della Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, che ha come scopo quello di correggere l’asta del pene curva, e di riportarla a condizione di normalità.
Si tratta di un intervento di alta Chirurgia Andrologica, che è riservato ai casi di incurvamento del pene, congenito oppure acquisito per via della malattia di La Peyronie, che non permettono al paziente una sana e soddisfacente vita sessuale, principalmente per via della difficoltà, o a volte dell’impossibilità, della penetrazione.
Le tecniche di corporoplastica sono state messe a punto negli Stati Uniti verso la metà degli anni ’60 del 1900, per la pionieristica opera del Chirurgo statunitense Dott. Reed M. Nesbit.
Con alcune variazioni e perfezionamenti, queste tecniche di correzione dell’asta del pene sono ancora utilizzate, ma alcuni protocolli sono stati implementati in accordo con l’avanzare della bio-tecnologia, che ha permesso ad esempio l’utilizzo di materiali bio-compatibili (i graft).
L’intervento di corporoplastica può essere eseguito con varie tecniche, ma essenzialmente abbiamo due obiettivi principali che possono essere traguardati durante l’intervento:
- L’allungamento del lato corto del pene, cioè quello concavo;
- L’accorciamento del lato lungo, ovverosia quello convesso
Le tecniche di accorciamento del lato lungo sono sicuramente le più utilizzate a livello clinico: sono tecniche consolidate da molti anni, e il rischio di complicanze che possono portare a danneggiamenti permanenti del pene sono minimi.
L’accorciamento del lato concavo può essere effettuato asportando delle ellissi di tessuto della tonaca albuginea (il tessuto che contiene i corpi cavernosi) e sua successiva sutura, secondo il metodo originariamente ideato da Nesbit, oppure con delle incisioni longitudinali dei corpi cavernosi stessi (il metodo Yachia), od anche delle plicature multiple secondo il metodo Lue.
Tutte queste tecniche possono essere utilizzate dal Chirurgo Andrologo con eguale profitto, e la scelta dell’una o dell’altra tecnica dipende anche dalla condizione clinica del paziente.
Le tecniche di riduzione del lato convesso consentono una ripresa rapida dell’attività sessuale, ma comportano un inevitabile accorciamento del pene.
La misura finale del pene dopo l’intervento di correzione è facilmente calcolabile, e risulta pari alla lunghezza del lato più corto.
Le tecniche di allungamento del lato concavo, invece, vengono chiamate tecniche di grafting poiché, per essere effettuate, richiedono l’impianto di tessuti biocompatibili di origine animale, chiamati per l’appunto graft.
Queste strisce di tessuto, di derivazione bovina o suina, hanno lo scopo di fare ‘da ponte’ tra due tessuti non attigui, permettendo alle cellule degli stessi di colonizzarle, aumentando quindi la superficie originaria prima dell’impianto.
Le tecniche di grafting, si giovano di una speciale preparazione pre-operatoria per mezzo di un dispositivo chiamato ‘vacuum device’ e consistono nell’incisione trapezoidale o rettangolare del lato corto del pene, con l’innesto poi del graft, in modo da rendere eguali i due corpi cavernosi.
Le tecniche di grafting nella corporoplastica consentono di evitare ulteriori accorciamenti del pene, ma non sono esenti da rischi post-operatori, come la disfunzione erettile, e pertanto devono essere attentamente valutate dal Chirurgo Andrologo.
Nel caso che il paziente soffra anche di disfunzione erettile in aggiunta al pene curvo, è possibile provvedere, nella stessa seduta operatoria, anche all’impianto di una protesi peniena.
A quale Medico posso rivolgermi in caso di pene curvo?

il chirurgo andrologo è il medico di riferimento per gli incurvamenti del pene
Il Chirurgo Andrologo è il Medico di riferimento per qualsiasi problematica squisitamente maschile, come è per l’appunto l’incurvamento del pene (sia congenito che in seguito alla malattia di La Peyronie), ed è dunque a lui che bisognerebbe rivolgersi per una valutazione clinica e, se indicato, l’intervento di correzione chirurgica.
In Italia, non essendoci ancora una Scuola di Specializzazione in Andrologia, il Chirurgo Andrologo è in genere un Medico Specialista in Urologia, cioè quella branca della Medicina che sfida e cura tutte le problematiche dell’apparato uro-genitale umano.
È comunque molto importante che il Medico Urologo abbia forti competenze chirurgiche e che sia perfezionato nei problemi andrologici, con grande esperienza nella Chirurgia Plastica Genitale: l’intervento di corporoplastica non è pericoloso per la vita ma è estremamente delicato, e pertanto richiede un Chirurgo e un’equipe all’altezza, appositamente formati e preparati con molte ore di sala alle spalle.
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Ricorda sempre che, al contrario di quel che comunemente si pensa (che non ha alcun riscontro reale e scientifico), l'attività sessuale dell'uomo non deve per forza terminare o diminuire di quantità e qualità con l'avanzare dell'età, anzi: il benessere sessuale è un concetto di fondamentale importanza per mantenere ottimi livelli di qualità di vita, e il Dott. Massimo Capone, da oltre trent'anni, si impegna quotidianamente per aiutare i suoi pazienti a stare bene, sia fisicamente che psicologicamente.
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Quindi ricorda che...
- il pene umano, dissimilmente da quello degli altri mammiferi, basa il suo meccanismo d'erezione non su un osso (il baculum), ma su un complesso sistema idraulico, che usa il sangue arterioso come pompa volumizzante;
- le arterie peniene irrorano due cilindri paralleli e di eguale dimensione presenti all'interno dell'asta del pene, chiamati corpi cavernosi, permettendo dunque l'erezione del membro;
- l'eguale dimensione, lunghezza e volume dei corpi cavernosi consente di avere, a pene eretto, una sua sostanziale forma cilindrica e dritta, lievemente curvata verso l'alto per meglio adattarsi al canale vaginale femminile;
- qualsiasi malformazione o danneggiamento dei corpi cavernosi può portare ad un'erezione di forma anomala del pene, con conseguente incurvamento dello stesso;
- l'incurvamento congenito del pene è una malformazione su base genetica, che non necessariamente richiede sempre correzione chirurgica;
- la malattia di la peyronie è invece un incurvamento del pene causato da un'infiammazione dei corpi cavernosi che ha portato alla formazione di placche fibrotiche e calcificate all'interno degli stessi;
- non tutti gli incurvamenti del pene necessitano di revisione chirurgica: incurvamenti che permettono l'erezione e i rapporti sessuali normali non sono oggetto di terapia;
- la correzione chirurgica degli incurvamenti del pene è necessaria quando l'incurvamento pregiudica la normale attività sessuale, oppure è motivo di disagio psicologico da parte del paziente;
- l'intervento di correzione chirurgica dell'incurvamento del pene è chiamato corporoplastica;
- l'intervento di corporoplastica può essere anche abbinato al posizionamento di una protesi peniena;
- il medico specialista nel diagnosticare e risolvere chirurgicamente gli incurvamenti del pene è il chirurgo andrologo
Nota deontologica
L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.
Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.
Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.
Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.
Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:
venerdì 14 marzo, 2025
Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia.
In oltre trent'anni di esercizio dell'arte medica, il Dottore ha focalizzato la sua ricerca scientifica sui dismorfismi dell'apparato sessuale maschile, studiando approfonditamente tutte le condizioni, congenite o patologiche, in grado di infliciare pesantemente sulla qualità della vita sessuale dei suoi pazienti, come ad esempio la disfunzione erettile di tipo grave, l'incurvamento congenito del pene e la malattia di La Peyronie.
Un medico empatico, amichevole, in grado di mettere a proprio agio i propri pazienti anche in caso di visite particolari, per problemi molto sentiti sulla sessualità e sulla vita di coppia, che spesso causano non solo grandi disagi fisici, ma anche (e soprattutto, in certi casi) psicologici.
Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone (Lecce), il Dottore aiuta giornalmente tanti pazienti che si rivolgono a lui in condizioni spesso di grande sofferenza, sia fisica che psicologica, gravati da importanti episodi di disfunzione erettile grave, di infertilità maschile e di malformazioni congenite al pene.